Aveva mandato un messaggio, e che messaggio, aveva dato appuntamento a quel vecchio in discoteca, anche se non si faceva eccessive illusioni.
Andare in una discoteca come in quelle dove andavano loro, lui sicuramente non si sarebbe visto.
Aveva una certa età, a suo modo era un uomo tranquillo, non amava quella musica assordante.
Da quello che aveva capito a lui la musica moderna non piaceva ne piacevano le canzonette.
In auto dalla radio non aveva sentito canzonette ma esclusivamente musica classica, eppure quell’uomo che l’aveva schiavizzata lo voleva rivedere.
Il numero che aveva fatto in quel negozio di abbigliamento lo aveva fatto pensando a lui, e il suo lui il suo ragazzo in quel momento non lo poteva neanche immaginare.
Lui, la considerava una a cui il sesso non interessa eccessivamente. E invece in quel negozio aveva avuto una specie di rivelazione.
La sua Martina l’aveva vista sotto una nuova luce una luce che non si aspettava, e nello stesso tempo se, l’aveva eccitato dall’altra la sua gelosia era cresciuta; non si aspettava una cosa simile.
Ora erano a casa, dopo la doccia ci furono le telefonate con gli amici, e lei per tutta risposta per farlo andare fuori gangheri, non si mise l’accappatoio non rimise quei pantaloncini corti e la parte alta del costume da bagno rimanendo solo con il perizoma andò in terrazza dove c’erano gli asciugamani e lui a questo punto non ci vide più:
“Non sopporto di avere una donna esibizionista cosa ti credi di essere!”
Ci fu uno scambio di battute salaci e, finirono nuovamente a letto, ma prima lei per tutta risposta, lo lanciò annichilito, con un movimento rapido le sue mani furono sui suoi pantaloni:
“Non mi conosci del tutto, siamo da anni assieme e cosa ti credi di avere tra le mani, ora mi sento troia e te lo voglio dimostrare.”
Con quelle parole il suo volto si avvicinò al suo, mentre le sue mani continuavano ad armeggiare sulla sua parte bassa, Ormai le labbra erano a pochi centimetri dalle sue.
Lui era affascinato da quegli occhi dove si stava perdendo e dalle sue labbra imbronciate, quel movimento, il suo alito, il caldo della giornata, ormai erano li le sue mani si allungarono anche, la sent’ fremere e partì un lingua lingua pornografico che aveva qualche cosa di torrido. Voglia di lui, voglia di lei nel voler avere il suo cazzo e lo ebbe, si abbassò alla sua cintola e una volta tiratogli fuori il cazzo lo iniziò a succhiare con rabbia. Era eccitato, aveva il cazzo già in semierezione che si stava lubrificando, era fradicio di voglia e la voglia era anche la sua, si sentiva un lago e mentre lo succhiava con rabbia, la sua mano corse sul suo perizoma e lo scostò leggermente, il giusto per infilarsi la falange del dito dentro di lei.
Si stuzzicava, si dava piacere mentre succhiava quel cazzo si ricordò dei cazzi che aveva succhiato in quella sala da biliardo, quando su una branda, li distesa completamente nuda l’avevano avuta in tanti e….quel tanti le era piaciuto, solo cazzi che si susseguono uno dietro l’altro dentro di lei e esplodono del loro piacere. Un lago, fradicia di piacere di maschio, era questo che voleva, voleva ancora piacere, ma quella forma di piacere perverso che le trovava nell’essere dominata e costretta.
Ora comandava lei, aveva in bocca il cazzo di lui e era decisa a farlo venire, lo voleva letteralmente prosciugare, aspirare fino all’ultima goccia del suo piacere. E ci riuscì, lo lasciò quasi tramortito, alla fine di quel trattamento.
Non mangiarono quella sera, si prepararono per uscire e…verso le undici, lui rimase a bocca aperta nel vederla.
Portava quello splendido vestito dalle trasparenze che facevano venire pensiero porno a un asceta, il suo seno si muoveva ad ogni passo, un movimento leggero che lo metteva in risalto, i suoi capezzoli si erano eretti, erano eccitati. Quella tunichetta leggera si fermava esattamente a dieci centimetri sotto il suo fondo schiena e a far cornice per il tutto le sue gambe deliziosamente scoperte ornate delle scarpe che aveva comperato, con un tacco stratosferico che le allungavano in maniera unica.
Effettivamente era uno schianto, era tutta da guardare, un incrocio tra una cubista per la figura che aveva e e la ragazzina ingenua che esce dal liceo, senza sapere il potenziale erotico che si porta dietro. La sua età non la dimostrava e la sua figura palestrata e asciutta era una festa per gli occhi. Lui rimase a bocca aperta, il servizio che le aveva fatto e ora quel vestito….
In lei era successo qualche cosa di nuovo e lui non riusciva a capire….
Ne il dove ne il quando. Così i due si avviarono, la loro auto, il traffico. La discoteca dove si dirigevano era un può fuori, ma la serata si preparava interessante.
Il frastuono, le luci e sopratutto il divertimento fatto con alcool e risate. Si uno della compagnia ogni volta che andavano a ballare si eclissava per ritornare particolarmente focoso, capivano tutti quello che prendeva ma sia a lui che a lei non interessavano gli adittvi chimici, a loro bastava il frastuono della musica tecno e un po’ di alcolici….
Tanti alcolici ma erano giovani e amavano il divertimento (e non mi venga a dire chi legge che un sabato sera ha “ sballato” in fatto di alcolici).
Il traffico del sabato sera……. e finalmente giunsero in quel posto.
Gli amici erano già arrivati e li aspettavano fuori e li accolsero con un battimani….
Le solite battute sul loro ritardo, effettivamente loro erano sempre gli ultimi e altre di battute ce ne furono sul vestito che indossava lei.
Percepì sul suo corpo lo sguardo dei maschi e quello delle amiche che quasi la incenerivano, ma non ci fece più che tanto caso. Erano li al posteggio quando girando la testa suo sguardo cadde senza volere su un auto sportiva.
Quell’auto lei la conosceva, dunque il suo messaggio gli era arrivato e ora lei sapeva che era li. Un batticuore, sapeva, ma lo avrebbe incontrato? E poi c’era la sua richiesta di aiuto per la vendetta nei riguardi del suo uomo.
Dove poteva essere quel vecchio, completamente fuori da quell’ambiente giovane. Sarebbe stato come un pesce fuori dell’acqua e non sarebbe passato inosservato, lui sempre inappuntabile con la farfalla al posto della cravatta.
Le era sembrato quasi un manichino la prima volta che lo aveva incontrato. Ma poi quello che era successo, quel turbinio di azioni e di sensazioni per finire in quella sala da biliardo o…in quel cesso dove l’odore di ammoniaca prendeva alla gola.
Ma ora sapeva che era li, e lo doveva incontrare, doveva incontrare quell’uomo, ma non sapeva come fare, l’unica persona che poteva agire era lui.
Una sala grandissima, la musica a tutto volume con il D.J. sul palco che dirige il tutto.
Veloci, lenti. Non ci volle molto con il pensiero che aveva si sentiva come spaesata. Poi la bolgia ebbe la meglio e stanca lei con la sua amica andò in bagno.
Erano in quella stanza dalle mattonelle candide e dalle specchiere immense che prendevano quasi tutta la parete sopra i lavandini, la sua amica era andata dall’altra parte mentre lei si stava rassettando il trucco, c’erano anche delle altre avventrici, commenti e risate, odore di bagno ma anche di profumo di donna, e proprio in quel momento accanto a lei si materializzò Wilma.
La puttana della sala da biliardo, la donna di Antonio, il barman che se la mangiava con gli occhi…di cui lei aveva anche provato il cazzo. Un tuffo al cuore, lei fu vicino a lei e rassettandosi …..
“Lui ti vuole, ti aspetta di sopra, ma prima dai questa al tuo ragazzo o uomo che sia, digli che intendi vendicarti”
Non era un invito, era un ordine, prendere o lasciare. Rimase a bocca aperta, non si aspettava di trovare quella donna. Di tutte le persone che le erano venute in mente lei era proprio l’ultima, in un attimo le passarono tutti i fumi dell’alcool bevuto durante la serata e fu lucida.
Sapeva quello che voleva quell’uomo, lo sapeva, ma non ci poteva fare niente, lo attirava, quel fascino perverso era come la luce pe la falena.
Guardò Wilma con la bocca aperta; tenendo in mano quella busta di cui forse intuiva il contenuto. Di tutte le persone che avrebbe pensato di incontrare lei era l’ultima, visto che a quell’ora doveva essere a battere e invece era li, e non era neanche in divisa da lavoro.
La donna indossava un semplice tubino nero con i tacchi a spillo, una signora perfetta molto giovanile. Nessuno si sarebbe immaginato che il giorno prima era pressoché nuda pronta per attirare i clienti ad un incrocio. Quella donna faceva la puttana da strada e niente altro, ora invece era li, sembrava quasi la aspettasse
La era venuta a prendere, c’era un suo ordine, la voleva vedere, non c’era scelta, prendere o lasciare e poi c’era quella busta; non chiedeva niente, ordinava e basta e lei doveva eseguire…….
Respirò a fondo, la donna a fianco a lei aspettava e…..
“Sono pronta”. Le due donne si guardarono un attimo, Martina abbassò leggermente gli occhi e girandosi incontrò la sua amica del gruppo…..
“Guarda ho trovato una mia ex compagna di scuola, vai pure non preoccuparti dobbiamo parlare ci sono tante cose da ricordare; mi deve dare il numero di telefono; dieci minuti e ci vediamo al tavolo”
Uscirono assieme, ma loro due lei e Wilma presero una porta secondaria con scritto privato. Luci soffuse e una scala non eccessivamente grande che saliva verso l’alto, la musica del locale giungeva attutita. Seguiva Wilma tenendo in mano la busta che le aveva consegnato ma che non aveva ancora aperto. Quella donna aveva un fisico perfetto, due magnifiche gambe e le scarpe non erano scarpe dozzinali da supermercato o da negozio di III categoria, ma quei tacchi a spillo erano
Loubutin da più di mille euro, non era un paio di scarpe da puttana, ma da upper class, una cosa simile non se l’aspettava, e anche il vestito a tubo, era di seta, di un ottimo taglio, quasi fatto su misura.
Una puttana, quella donna era una puttana ma non sembrava una donna da incrocio dove vendersi e essere nuda riscaldata solo da un fuoco la cui luce attira anche i clienti.
Si sentiva il cuore in gola, i pensieri si arrovellavano in lei e si rincorrevano, ma ora, ora avrebbe incontrato il vecchio lo avrebbe incontrato ma con chi era e poi quell’offerta che le aveva fatto: farle fare la puttana….
Tutto in quel momento correva nella sua testa, anche le visioni di quello che era successo con lui per quei due giorni che aveva passato in sua “ presenza” e non solo in sua presenza.
Lui come non curandosi di lei aveva continuato a giocare a biliardo, mentre i maschi a turno erano passati in quello sgabuzzino che faceva da deposito: la branda dove l’avevano presa e…lei aveva goduto nell’essere trattata da puttana….le era piaciuto , ed ora erano davanti alla porta di quella stanza, senza contare la busta che aveva tra le mani di cui intuiva il contenuto. Tra un momento lo avrebbe incontrato.