Mi sentivo imbarazzata, non poteva essere vero, ma lui insistette, chiamò la donna che si affacciò con delle scatole e con lei c’era un altro uomo…
“Vedi che cosa le può stare bene”.
Poi rivolto a me disse:
“Eliana, visto che non sembra voler collaborare e sedersi, resti pure in piedi, ma tolga quella gonna e mi faccia vedere come ha ubbidito…”
Lo disse girandosi verso la commessa e la nuova persona che era con lei. Mi sentivo male, l’eccitazione ….non lo so neanche io, era una situazione surreale che rasentava la follia, io senza intimo, e poi c’era quell’altro uomo. Mi sembrava di essere dentro un film, quello mi guardava, mentre il vecchio soppesava le mie reazioni quasi volesse vedere fino a che punto si potesse spingere. Ero emozionata. Mi ero cacciata in un guaio senza neanche accorgermi eppure ero eccitata da morire e la mia figa non mentiva. Lui, come per gustarsi la scena che sarebbe successa di li a poco, si andò a sedere su una poltroncina di quella stanza e quasi con stizza vedendo che ero mezza paralizzata:
“Eliana via quella gonna, ho detto, facciamo in modo di gustarci alla perfezione le linea delle sue gambe ornate dalle scarpe che si andrà a provare e dalle autoreggenti che sta indossando: si muova e non faccia storie; so che sotto non indossa altro…basta vedere come quella gonna le modella il culo…”
Disse culo quasi con disprezzo. Lo disse a chiare lettere e io mi sentì sprofondare; lui ordinava, io dovevo eseguire e niente altro. Non avevo il coraggio di guardarlo, le mie mani corsero così alla cerniera di quella gonna che si fermava appena sopra il mio ginocchio e, con un movimento lento, la feci scendere lungo i miei fianchi finché non rimase ai miei piedi come un bocciolo semi aperto di cui io ero il pistillo. Ero impacciata, ero folle, mi stavo spogliando davanti a degli estranei ubbidendo agli ordini di un vecchio; sembrava la trama di un cortometraggio porno. Non serviva immaginazione per capire che cosa sarebbe successo di li a poco invece lui, lui era li seduto che mi guardava lì in piedi a figa e sedere completamente esposti.
Eliana indossava un paio di autoreggenti nere velate, sulla figa le si vedeva ancora il segno del triangolino lasciato dal costume da bagno e lì facevano capolino i peli perfettamente sagomati per non farli vedere oltre quel triangolino che portava in spiaggia, si guardò attorno, era impacciata e io con cattiveria aggiunsi…
“Brava professoressa, è esattamente il tipo di puttana che immaginavo fosse, …ora venga qua, vicino a me”… Lei fece per muoversi e io la incalzai subito… “Non così, troia, vieni qui come meriti, ti voglio a quattro zampe, devi mostrare il culo ai signori del negozio e comprendere che sei solo una cagna agli occhi del mondo da oggi, chiaro??” Era quasi una scena comica, lei era rimasta in giacca e maglietta, il resto non c’era più era nuda, culo e figa erano bene in vista e lentamente si inginocchiò, era …si lo devo riconoscere imbranata, era la prima volta che doveva fare un numero simile e la giacca la impacciava, così…
” Eliana cosa dici di toglierti anche il resto, ormai non credo sia il caso di fare la donna pudica sei con la figa e il culo fuori su spicciati ora e vediamo come sei fatta, i capezzoli ti stanno pungendo la camicetta che porti, sei eccitata e lo si vede bene, a proposito…”
Lo disse rivolgendosi al ragazzo che si era affacciato la porta e con la donna che portava le scatole di scarpe si stava gustando quella scena fuori dal comune, e così Eliana stando in ginocchio si tolse la giacca e la camicetta rimanendo nuda, intimo altro non portava e lui guardandola…” ora su qua a quattro gambe…”
Era nuda eccetto che per le scarpe i sandali dal tacco a spillo, stando a quattro zampe il suo ventre bombato spiccava, si vedeva chiaramente che aveva avuto un bambino, i suoi seni penzolarono, anche se non erano voluminosi e lui quasi ridendo…
”Sembra proprio una vacca professoressa, su Marco senti se la nostra Eliana è eccitata, infilale un dito nella figa e poi, se lo tiri fuori lucido di voglia, faglielo leccare”
Mi sentivo male, non poteva pretendere una cosa simile, ormai avevo bruciato tutte le tappe, ero nuda a quattro zampe davanti a tre estranei, quando ero uscita di casa mai e poi mai mi sarei aspettata una cosa simile e…la mano del ragazzo mi sfiorò il culo, sentì i suoi polpastrelli, per poi quelle ditta fermarsi sulla mia figa che a quel punto vista la posizione ignominiosa che avevo assunto doveva essere semi aperta, immerse un dito, sentì come una scossa elettrica, senza volere tremai e a stento riuscì a fermare un gemito di voglia..a stento perché lui accorgendosi di quella specie di rantolo muto…
“Eliana vieni qua, su, sbottonami i pantaloni e datti da fare, so che hai voglia, ma prima, pulisci il dito del ragazzo che, a quanto vedo, è lucido della tua voglia…Dai troia, su bene con la lingua, lecca come se fosse un gelato e tu a questo punto sembri proprio una cagna che non aspetta altro vero professoressa…?”
Lo feci, leccai quel dito lucido che aveva indugiato nella mia figa in maniera maligna, mi aveva provocato quasi le convulsioni e una voglia indicibile di essere riempita stava entrando in me. Lui, quel ragazzo, si accucciò vicino a me e mi diede il dito da leccare…era come un piccolo cazzo, un cazzo che era stato dentro di me e che grondava il mio piacere. Lo leccai con dovizia, ero persa e come diceva lui la mia lingua lo percorse a lungo; sapevo che una volta finito sarebbe stata la volta di un cazzo vero, il cazzo di lui… Ero persa e così dopo aver leccato quel dito quella mano feci quel metro che mi separava da lui e fui tra le sue gambe, lui mi guardava, si capiva dai pantaloni tesi che era eccitato anche lui; facevo fatica, tremavo, con un movimento lento feci scorrere la zip e poi, dopo avergli scostato le mutande tirai fuori il cazzo, era lucido, odore di maschio, le sue vene si vedevano in rilievo, quella punta rossiccia e gocciolante dal meato…chissà in quante fighe era già stato o in quanti culi, e ora io ero davanti a lui; e lui a pochi centimetri dalla mia faccia era li, così io….allungai la lingua, lo leccai come avevo leccato quel dito, era carne viva e palpitante, le sue palle gonfie, e partii con una leccata di lingua dalla sua base fino in cima, lui mi guardava, gustava la mia lingua che lo puliva lentamente e io ero letteralmente persa, per me in quel momento esisteva solo il cazzo di lui e niente altro. Poi ci fu l’attimo in cui ingurgitato quel cazzo, lo volevo dentro fino in gola volevo che mi esplorasse e volevo sentire il suo piacere esplodere. Non avevo mai desiderato la sborra e ora invece la bramavo, volevo sentirla rimbalzare sul mio palato e invadermi la bocca, sentirla colare fuori lungo il mio mento, densa come una crema e poi finalmente inghiottirla fino all’ultima goccia. Succhiai, usai i denti per sfioralo a lungo e poi quando capii che era allo stremo, detti una succhiata rabbiosa e lo sentì esplodere nella mia bocca, ne fui invasa, e lui mi prese per i capelli e quasi mi soffocò con il suo cazzo. Ora usava la mia bocca come se fosse una figa e mentre a stento soffocavo conati di vomito e di tosse, ero come in trance, lui mi usava come un buco e niente altro, in quel momento ero solo un oggetto fatto per dargli piacere, non sapevo dove mettere le mani, erano appoggiate alle sue gambe, quasi mi tenessi in equilibrio mentre lui mi sballottava. Non era abituata a succhiare cazzi, si aveva fatto sicuramente pompini, ma non sapeva usare le mani per tenerlo bene e così la presi per i capelli e usai la sua bocca come quelle di una bambola di plastica che si comprano nei porno shop e poi dopo aver goduto….
Non era esausto, mi piegò la faccia dal suo cazzo tirandomi su per i capelli, rimasi come inebetita con la bocca semi aperta mentre mi colava fuori tutto quello che mi aveva messo dentro e non avevo ancora inghiottito lui si stava divertendo, e io non ero niente. Lo sentii dire qualche cosa, le sue parole mi giungevano come da lontano mentre sensazioni strane mi partivano dal ventre per andarsi a irradiare nel resto del mio corpo, era la voglia, lo sapevo, e lui spingendomi sul pavimento quasi buttandomi come un fazzoletto usato, si rilasciò e tranquillamente disse “Su vedo che sono arrivate le scarpe per la nostra professoressa. Su troia, vedi di alzarti e di provarle, la nostra cara Marta ha portato anche l’impermeabile che indosserai tra un momento, il giro che dobbiamo fare è solo a gli inizi. La spinsi via, avevo goduto e lei finì seduta sul pavimento con le gambe semi aperte in una posizione a dir poco oscena. Quella donna che il giorno prima avevo visto spingere il passeggino con a bordo sua figlia, ora era li con il mio piacere che gli colava dagli angoli della bocca mentre il suo mento ne era lucido. Si, pulì con il dorso della mano. Sapevo che aveva voglia quegli occhi lucidi non mentivano. La facemmo alzare e accomodare sulla sedia per provarsi le scarpe. Fuori intanto pioveva , un classico temporale di fine stagione; ma il pomeriggio per lei era solo a gli inizi avevo ancora tempo e voglia di divertirmi. Si era irrigidita su quella seggiola e il ragazzo che in precedenza le aveva palpato la figa infilandoci dentro un dito per sentire se era eccitata ora si trovava ai suoi piedi per farle provare le scarpe. Si vedeva chiaramente che il suo sguardo era calamitato dalla sua figa con i peli accuratamente sagomati per il costume da bagno. La sua figa si trovava a mezzo metro dai suoi occhi, quasi posta in primo piano.
Continua