Lara così prese quel cazzo, se lo passò lentamente sulle labbra. Era lì accovacciata sul pavimento, con le ginocchia allargate. Dalla sua figa colava il piacere del maschio. Lunghi filamenti quasi trasparenti simili a fili di ragnatela. Lei ormai era infoiata, aveva ancora voglia di cazzo, ma in quel momento voleva mostrare che cosa era capace di fare. Il maschio l’aveva presa in tutte le posizioni, aveva gridato sentendo la sua sborra inondarle la vagina. Le punte dei capezzoli le facevano male, erano arrossate sia per i succhiotti di lui che dell’altra donna. Forse il giorno dopo si sarebbero visti anche dei lividi. Sicuramente avrebbe avuto la figa gonfia, e l’avrebbe mostrata con un misto di sadismo a suo marito. Parole della serie: “Guarda cosa mi hanno fatto! Mi sono fatta sbattere, ho preso cazzi nel culo e qui”
Chissà come l’avrebbe presa poi guardando le foto che le avevano scattato. Per un momento ebbe il dubbio che quella scopata fosse anche stata ripresa da qualche cinepresa nascosta. Ora però era passata, era con quel cazzo finto in mano iniziò a farlo scivolare lentamente sulle labbra per inumidirlo e renderlo più scivoloso. Sapeva che non avrebbe avuto problemi nel metterselo in figa, era un lago. Piacere suo, piacere di lui e saliva della donna si mescolavano dentro di lei. Lo stesso poteva dire per il suo culo. Lui però aveva altre idee in proposito:
“Lara il cazzo mettitelo in figa stando accucciata, devi rimanere in equilibrio così che scattiamo bene e devi fissare l’obbiettivo ho intenzione di farti un po’ di primi piani. Devono vedere tutti che hai goduto realmente e che non ci sono state finzioni”.
Era una cosa folle la trattava come se fosse l’attrice di un filmato porno. Lara così non se lo fece dire due volte, dopo un primo passaggio di quel cazzo finto tra le grandi labbra della sua figa quasi per dividerle e fare in modo di mostrare il piacere che le stava colando lo punto risolutamente verso il centro e spinse. Fu un’esplosione si sentì piena quella cosa ora le sporgeva per qualche centimetro e malignamente la tendeva le grandi labbra che aderivano a quella plastica rigida come le ventose di un polipo. La cosa nel suo dentro e fuori faceva rumore, era troppo, tra le sue gambe stando in quella posizione si era formata una piccola pozza lucida. Era sceso il silenzio, lui scattava e la donna, l’altra dona la guardava affascinata. Ora nella stanza si sentivano solo i suoi gemiti. Le ondate di piacere si facevano sempre più intense, subito di lì ad un momento se lo sentiva ci sarebbe stato un orgasmo esplosivo. E quel piacere venne, la travolse, si sentì letteralmente esplodere, fu come un’ubriacatura portata all’estremo. Niente di quello che stava provando poteva essere confrontato con quello che gli aveva dato il cazzo del fotografo, era diverso e più umiliante masturbarsi così con quell’oggetto davanti ad estranei. Si perse, si lasciò andare, perse l’equilibrio e finì in posizione fetale sul pavimento mentre la coppia la guardava.
Fu qualche cosa di strano, era persa in quella posa. Ratrapita dalle ondate di piacere che la travolgevano con la stessa violenza dei marosi che si vanno ad infrangere sugli scogli. Era in pieno nirvana dei sensi. Da quella posizione vide un’altra cosa. La donna camminò davanti a lei dopo aver preso un altro cazzo dalla scatola. Un simulacro di fallo che la donna attaccò alle piastrelle del pavimento con una ventosa. L’altra scatola era stata aperta e la sorpresa era li. Un cazzo grosso, dannatamente grosso. Dentro di lei ne aveva già uno con il quale si era tormentata le ninfe. Sentì la voce del fotografo:
“Hai ancora un buco libero e non parlo della bocca. So che lo stai guardando e stai pensando all’effetto che ti farebbe nel tuo culo. Guardalo bene!”
Così dicendo si avvicinò a quella specie di feticcio versandoci sopra una busta di gel lubrificante. Ne fu colpita. Vide quel gel scendere lentamente lungo quella cosa. La copia perfetta di un cazzo stampato nella plastica fin nei minimi particolari. Ora era lucido, E lei sapeva quello che sarebbe accaduto di li a poco. Lui lo avrebbe chiesto di metterselo nel culo e lo avrebbe chiesto anche la donna che aveva partecipato e provocato i suoi orgasmi. Scosse la testa. No, era troppo grosso, una cosa del genere l’avrebbe letteralmente impalata sia per la lunghezza che per la circonferenza. Si immaginò con quella cosa mentre le sporgeva dal culo, era troppo, eppure la cosa la metteva in subbuglio. Essere piena in figa non le bastava. Sapeva quello che sarebbe successo e sapeva quello che le provocava un cazzo nel culo, quella voglia di essere usata come un buco e usata senza un minimo di delicatezza.
Le piaceva sentire le mani del maschio aprirle le natiche. Il sapere che la sua rosetta scura si mostrava agli occhi di lui pronta per essere forzata. Essere schiacciata dal corpo di lui, sentire il suo alito sul collo in un comportamento animalesco. Questi erano i pensieri che correvano nella sua mente vedendo quel cazzo con la ventosa incollato alle piastrelle del pavimento. La voce del fotografo ora le veniva da lontano, la incitava affinché compiesse quell’atto contro natura.
Il pensiero di essere piena anche lì, era più forte di lei. La voglia di umiliarsi di far si che il suo uomo vedesse che cosa era capace di fare e di farsi fare. Sapeva che avrebbe fatto tutto lei; non si ricordava più se lui o la donna che aveva partecipato al loro gioco avesse lubrificato quella cosa. Ora il gel scendeva lentamente sul cazzo rendendolo lucido. Era un qualcosa di invitante e di distruttivo per il suo culo. Chiuse gli occhi quasi fosse sul punto di buttare la spugna. Era troppo, realmente troppo e invece…
Con un movimento lento si tirò su da quella posizione fetale in cui si trovava con il vibratore che le sporgeva dalla figa. Una voce intanto la incitava mentre l’altra donna si accingeva a godersi la scena. Fu a quattro zampe. Non le passava minimamente per la testa di alzarsi in piedi. Non ce l’avrebbe fatta. Respirò a fondo. Non riuscì a mantenere l’oggetto che aveva in figa, se lo sentì scivolare lentamente fuori fino a cadere sul pavimento. Lui osservando scosse la testa: “Dovrai esercitare i tuoi muscoli, sei fatta per il sesso, non riuscire a trattenere un vibratore dentro di te non è da animale da letto come fai intendere di essere. Furono parole che la fecero diventare rossa. Lei un animale da letto, neanche considerata donna. Era tutta una cosa che non stava né in cielo né in terra, trovarsi in quella situazione eppure era così. Poi quella voce continuò rivolgendosi all’altra donna: “Ormai il cazzo finto è lucido di gel, vedi di lubrificarle anche il culo, credo che la sborra che gli cola fuori non basti, e poi si deve sfondare da sola, la cosa è bella, lunga e grossa, ci vuole in po’ di pietà!”
La donna si avvicinò a lei, si sentì toccare dalle sue mani; prima però soppesarono le sue mammelle che vista la posizione puntavano verso il basso. Poi scivolò lentamente sulla sua schiena e alla fine furono sul suo culo fin tra le natiche.
Quelle dita quasi fossero animali di un altro pianeta le sentì su di lei e le sentì giocare con la sua rosetta scura. Si sentiva sporca e nello stesso tempo quella specie di sporcizia l’affascinava. Sapeva che il suo culo era socchiuso mentre il piacere di lui le scivolava lentamente fuori. Prima una falange iniziò a forzarla. Entrò in lei lentamente per uscire un attimo dopo come un lampo. Prese paura sapeva che di li a un momento avrebbe sentito il gel. Lo sentì, la donna se con le dita di una mano la massaggiava li, nell’altra aveva un busta di gel che apri usando i denti. La massaggiò a lungo, questa volta non ci fu solo una falange ma dita intere….
Una…. due …poi tre…lo faceva lentamente, le muoveva dentro di lei. Forzata, aperta si sentiva un buco usato da quella donna. Da li ad un momento sapeva che avrebbe smesso e… Il feticcio era sempre li e l’affascinava. La donna finì, ora toccava a lei. Sollevò il viso, guardò la cosa come per farsi coraggio e si diresse verso di lei trascinandosi sulle ginocchia e aiutandosi con le mani. Era a quattro zampe, era un animale, una cagna che obbediva all’ordine del suo padrone. Solo un essere umano si poteva comportare così. Quella sua forma di masochismo misto a esibizionismo stava trionfando in lei. Quella cosa era lì e l’aspettava. Le fu vicina. Era grossa, e grossa senza contare che era dannatamente lunga ma tutto questo la eccitava. Il pensiero di averla dentro di lei non con la grazia di un amante ma di una bestia la faceva tremare. Lo guardò, lo sfiorò con le mani. Sentì il viscido del gel che poi passò ancora in mezzo al suo culo.
L’aiutò l’altra donna puntandolo sul suo culo e vedendole così lui:
Ora tocca a te. Non ti rimane che lasciarti andare e lui ti entrerà dentro fino in fondo. Il pubblico apprezzerà un simile animale da letto e si domanderanno se è tutta una finzione. La stessa cosa se la chiederà tuo marito quando gli mostrerai le foto e sono sicuro che ne sarà molto colpito. Ora basta, inculati da sola mostra che cosa sei capace di fare e che cosa sei realmente.
Continua