ESIBIZIONISMO- Mi lasciò li al tavolo come stralunato: dovevo riprendermi. Erano state sensazioni e dialoghi troppo forti. Così una volta alzato andai a pagare. Mi sentivo il cazzo duro fino a darmi fastidio, ero impacciato e uscito dal locale l’aspettai fuori. La vidi arrivare con quella sua aria angelica. Nessuno si sarebbe sognato che una signora così perfetta avesse avuto dialoghi hard con l’uomo che l’accompagnava. Mi prese la mano….Poi sorridendo mi mise sul palmo i suoi slip e fissandomi…
“ Mettili nella borsa dei costumi voglio avere la figa all’aria ora dobbiamo andare “
Ero suo! Obbedivo come un automa mentre lei mi guardava dall’alto in basso. Non sembrava neanche lei. Dove erano finite le sue battute quando mi prendeva in giro? Ora era proprio un’altra persona. Eravamo li fermi, io sapevo che non portava le mutandine e iniziò nuovamente a giocare con me girando il coltello nella piaga.
“ Sai ho voglia e sono già senza intimo mi basta tirare su la gonna per presentare culo o figa e da quello che vedo tu hai il cazzo bello in tiro. Sembra che i discorsi e ciò che gli ho mostrato gli abbiano fatto effetto”
Dopo questa frase tacque per un momento. Sospirò quasi a voler prendere la rincorsa e se ne uscì con una battuta che mi ricorderò per sempre.
“Sono eccitata e lo voglio avere in figa o nel culo, ti vedo che sei pronto e posso approfittare. Sei il mio manico. E se tu non fossi pronto mi potrei rivolgere sempre ad un altro maschio. Naturalmente noi ci amiamo e ti racconterei tutto. Tra di noi non devono esserci segreti. Sai te lo direi mentre ti sego, chissà che cosa proveresti ascoltandomi, naturalmente segandoti giocherei con il buco del tuo culo”
Parlava a ruota libera su come segarmi e rompermi il culo, io non avevo capito, ma mi trattava realmente come un oggetto. Cedevo, tacevo mi lasciavo andare accondiscendevo non ce la facevo a controbattere. Accettavo tutto passivamente e ora dovevo cercare un posto appartato per accontentare le sue voglie. Ero sicuro che se le avessi detto di no o se le avessi detto di darsi una calmata si sarebbe rivolta ad un altro maschio senza tanti complimenti. Il tutto per poi sentirmi raccontare che scopata aveva fatto e le doti mirabolanti di un altro cazzo.
Il nostro gioco continuava…
Con quelle parole si stava caricando non ci potevo credere, era proprio mia moglie? Quel dialogo aveva fatto vacillare tutte le convinzioni che mi ero fatto nei suoi riguardi. Eravamo li tra la gente ma in quel momento ne per me ne per lei non esisteva nessuno. Lei era al mio fianco, mi aveva appena dato in mano i suoi slip affinché li infilassi nella borsa dei costumi, e ora? La voglia lo aveva detto chiaro e tondo aveva voglia di fare sesso.. Si, sesso ma dove? Eravamo in pieno centro tra le case. Ma non si diede pace e riprese….
” Tira fuori un posto appartato a me basta piegarmi e tirare su la gonna, mi prendi alla pecorina. Sentire il tuo cazzo che mi entra dentro fino alle palle e chissà che non te le strizzi per spremerti le ultime gocce di piacere. Ma per fare questo devi trovare un posto dove si possa scatenare la tua puttana personale. E se mi facessi pagare da te? La ragazzina con le tette fuori ti ha fatto effetto se non ricordo male. Mi bastava vedere come la guardavi”
Certo, non andava per il sottile. Aveva notato tutto e sapeva anche che mi trovavo con il cazzo in tiro per quello che mi aveva mostrato e per la situazione in cui ci eravamo trovati. Senza contare poi il nostro dialogo. Ora dovevo trovare un posto. Non ne potevo più, ero esasperato. Un posto, un posto dove prenderla alla pecorina. Le risposi che una cosa del genere era impossibile. Due adulti che scopano quasi in pubblico. E lei per tutta risposta mentre eravamo arrivati presso la nostra macchina al parcheggio, che avevo messa nell’area di un centro commerciale per comodità.
Poggiò le mani sul cofano e da quella posizione…
”Dai fai il maschio!”
Se non avessi fatto niente ero sicuro si sarebbe cercata un altro uomo e mi avrebbe tolto la pelle a suon di battute su un cazzo superbo che l’aveva trapanata come non mai. La presi con rabbia , le allargai le natiche con le mani quasi volerla aprire e puntai il cazzo sul suo buco scuro. Voleva un cazzo e allora anche li non le sarebbe dispiaciuto. Ci sputai sopra per lubrificarlo e le entrai dentro con un unico affondo fino alle palle. Ero li dentro nel suo budello sentivo che il cazzo spingeva la sua merda ma non mi interessava minimamente. In quel momento la mia Miche la era solo un buco. Mugolò, e quel suo dire….
“Sbattimi, sbattimi e quando non ne puoi più cambia pure buco, su porco pompami come non lo hai mai fatto”.
Non me lo feci ripetere, sentivo il mio cazzo teso entrare e uscire da lei con un risucchio osceno. La stavo letteralmente sfondando mentre lei continuava a mugolare come fosse in estasi. Era ridotta a un animale in calore. La inforcavo letteralmente le volevo far quasi uscire il mio cazzo dalla bocca . Spostai le mani verso le sue tette avvicinando il viso alle sue orecchie .
“Ti spremo le mammelle come una vacca e ora sei la mia vacca dillo avanti…”
Fu questione di un attimo…
“ La tua vacca è in calore vuole cazzi, spremimi che avrai anche latte ti voglio animale da monta non fermarti…non fermarti sbattimi…pizzica lasciami pure i segni li vedranno in spiaggia!”
E non contenta di dirmi tutto questo…
“Cambia buco ti voglio in figa, dai dammi il tuo brodo”
Non ce la facevo più, voglia gelosia si sommavano dentro di me al solo pensiero che si potesse rivolgere ad altri. Quelle sue frasi mi stavano arroventando i pensieri. Venni nella sua figa, lei si accorse con queste parole…
“Quanta calda sborra dal mio maschio”
Fui tramortito ma tutto questo non le bastava perché non so neanche come si piegò tra le mie gambe li tra le macchine…. infilandosi una mano sotto la gonna. E li accucciata se con una mano si ravanava la figa e con l’altra prese il mio cazzo lucido del mio piacere misto al suo. Iniziò a passarselo sul viso per poi portarselo alla bocca. Se succhiava, aveva una voracità inaudita. Quel suo gorgoglio mentre se lo infilava fono alle palle, capivo che le entrava oltre le tonsille . Io mi sarei strangolato invece per lei sembrava una cosa semplicissima, e non lo aveva mai fatto con me . Ma quanti cazzi aveva succhiato per arrivare a tanto? Venni, non mi aveva lasciato scampo. L’ultimo mio piacere iniziò a colarle lungo il mento misto alla sua saliva. Quei filamenti simili a ragnatele si andavano a perdere sui suoi seni che avevo lungamente massaggiato e pizzicato quasi con rabbia. Era il ritratto della lussuria, non l’avevo mai vista così che cosa stava diventando. Chiuse per un momento gli occhi, sembrava assaporasse tutto quello che stava succedendo. La mia Michela stava ora godendo nuovamente li accucciata tra le auto su quell’asfalto caldo del sole estivo….
Continua.