Venne l’alba, un alba estiva con il calore del suo Sud che si faceva sentire, tra poche ore sarebbe arrivato il suo ingegnere, il marito della professoressa de….M…., non sapeva come comportarsi. Una rabbia sorda covava nel suo animo, si alzò lentamente dalla sdraio dove aveva passato la notte sulla terrazza; una notte popolata da incubi, aveva dormito poco, e gli incubi si erano rincorsi nella sua mente. Casini, costrizioni, cazzi immensi che letteralmente la aprivano in due, si accorse di essere bagnata passandosi la mano tra le ninfe ….il sogno, lei con una mini di pelle nera stratosferica in una discoteca, fuori una pioggia battente, tuoni e lampi ; l’ambiente è fumoso con una musica assordante. Un magnifico maglione aderente le fascia il busto come una seconda pelle e sotto si vedono chiaramente i capezzoli eccitati…..è con delle persone. C’è anche lui e Inghe la governante. Le ordina di sedersi su un divanetto basso , la mini sale vertiginosamente fino all’attaccatura delle autoreggenti e oltre. Tutti la guardano, si sente morire e nello stesso tempo la sua eccitazione sale , fa per coprirsi per tirarsi la gonna un po’ giù, ma la sua mano la blocca e la obbliga a dischiudere le gambe ….la gonna sale di più, si intravvede il perizoma trasparente che le ricopre un folto ciuffo di peli, candida la sua pelle delle cosce il cui biancore spicca in contrasto del nero della pelle e delle calze, quasi come un invito……. Si sente bagnare . Lui le parla tranquillamente e Inge la osserva con aria sorniona, a un tavolo vicino dei ragazzi l’hanno adocchiata e si danno di gomito, sono giovani , amano la figa……..poi la voce di lui:
“ Vedo che l’esperienza del casino ti ha scioccata e li davanti hai quattro cazzi giovani, vedremo che cosa si può fare….il collare che porti ti sta molto bene e devo dire che rimani una magnifica donna…..”
Aveva ripreso quel suo gioco perverso del gatto con il topo, un ordine e un complimento.
“Stiamo per uscire, Inghe non vede l’ora di accoppiarsi con il cane . Ma per te c’è una sorpresa . Prima va in bagno con lei , deve pisciare.”
Ebbe un fremito, che cosa voleva ancora quel porco.
” Quando ti alzi non abbassarti la gonna , la pelle è leggermente rigida e ti rimarrà su, tutti ti devono vedere con mezzo culo fuori”
Si sentì morire, ma abbassò la testa….era la sua schiava. Le due donne si alzarono e andarono in bagno . La musica giungeva attutita, in un angolo una coppia era persa nel nirvana dell’acido, si baciavano…… furono in bagno al suolo macchie di piscio …poi venne l’ordine…..
”Lascia la porta socchiusa e mettiti in ginocchio”
Fu li in ginocchio con la gonna mezza sollevata, le si vedeva una parte di culo …le ginocchia immerse in quel brodo sporco ….il suo piacere perverso le stava salendo ….l’eccitazione, le narici fremevano si sentiva cagna. L’altra donna le fu davanti e …
”Sfilami gli slip”
Se slip si potevano chiamare, era un micro perizoma .le sue mani corsero su quelle cosce, sentì una pelle vellutata …li sfilò, ebbe davanti ai suoi occhi un ventre di donna liscio come una pesca dall’afrore intenso….
”Devo pisciare, preparati “
Lei ebbe il terrore che le pisciasse direttamente in bocca ma non lo fece, incastrò la sua testa nel vater a pochi centimetri dalle sue ninfe e partì uno spruzzo, odore di urina, odore di voglia di donna . Padrona e schiava ma erano tutte e due schiave di lui ..finì di pisciare e venne un altro ordine che le bruciò la pelle,
“Pulisci”
La sua lingua leccò quelle ninfe bagnate, si accorse che c’era anche ciprigno, leccò con cura , dette un leggero succhiotto al bottoncino turgido, l’altra donna ebbe un fremito…… Poi si alzò tranquilla, lei era ancora in ginocchio tremante di eccitazione…. E poi la sua voce, tagliente come un rasoio “Toccati pure, se sei asciutta metti la mano nel piscio sul pavimento e così ti lubrifichi”
Come un automa lo fece, la sua mano in quel lurido sporco, le palme lucide di tutto, poi chiuse gli occhi e la infilò sotto quel simulacro di gonna che ormai non esisteva tanto era salita; fu oltre il perizoma e le sue ninfe sentirono quel viscido piscio che aveva raccolto.. ebbe un orgasmo furioso, si piegò, chiuse gli occhi, un lungo lamento un piacere sporco la pervadeva …ma la donna continuava
“Ci sono delle mie gocce di urina sulla tazza vedi di pulirle”
Si annullò, scossa ancora da quell’orgasmo tirò fuori la lingua e la fece scorrere sul marmo bianco …mugolava, si contorceva , si sentiva sporca ma era felice , si sentiva una schiava e fuori il suo padrone l’aspettava ……. Poi ci fu un altro ordine glaciale, detto con quella sua voce roca dalla pronuncia tedesca
“ Visto che ormai la gonna ti è salita e che mostri il culo: toglila che usciamo da qui.”
Ebbe paura, girava quasi nuda in quella discoteca , sapeva che lui l’aspettava e che quell’ordine era suo, era il suo padrone.. Sapeva anche che la fuori c’erano quattro maschi giovani infoiati e che l’avevano adocchiata quando era li seduta sul divano in quell’ambiente assordante dalle luci soffuse, le sue gambe erano dischiuse ….abbassò la testa, si sentiva condannata …con un movimento flessuoso si sfilò quella gonna di pelle …..fu a culo nudo, il perizoma che copriva i suoi peli era fradicio, lucido di piacere suo che era colato dalle sue ninfe impiastricciandola e con il piscio che aveva raccolto in quel lurido cesso sul pavimento, quel brodo puzzolente con cui si era massaggiata e masturbata, lo aveva fatto con rabbia. Barcollava, l’altra dona la fece camminare avanti a lei per gustarsi i movimenti del suo culo . Con un ultimo barlume di femminilità si tirò su le autoreggenti , era sporca, si sentiva puzzare ma il piacere saliva , vedeva ora lui il padrone e ne era terrorizzata per quello che le avrebbe chiesto .
La fece entrare nella sala in quella bolgia di gente, lui le aspettava e si diresse incontro a loro. Si sentì osservata, squadrata, anche altre persone la guardavano era praticamente con il culo nudo .
“ Bene vedo che la nostra cagna sta entrando nella parte”
. Li tra la gente allungò la mano sul culo e sentì il suo dito che le forzava la rosetta scura. Fremette, aveva voglia di piangere in quel corridoio verso l’uscita, era entrata ridendo per farsi guardare con quel suo completo da urlo. Ora usciva mezza nuda sporca di piscio e puzzava di cesso, stravolta….Fuori pioveva a dirotto . Andarono verso l’auto per lei non c’era l’ombrello era sotto la pioggia, tremava ma…..li vide c’erano quattro ragazzi sotto la tettoia che copriva i bidoni dei rifiuti …”Ecco il tuo regalo per la magnifica serata”.
Rimase immobile sotto la pioggia con quell’ordine nelle orecchie. Sapeva che se voleva quel gioco perverso sarebbe bastata una parola. Si girò come un automa e sotto quella pioggia torrenziale si diresse verso la tettoia . Quasi completamente nuda, sul suo culo gocce di pioggia, gocce di pioggia sul volto i capelli ormai attaccati alla fronte, sulle sue guance non si distinguevano più le lacrime. Fu in mezzo a loro li tra i bidoni dei rifiuti. Le furono addosso, mani, cazzi ferini dalle vene violacee pronti ad entrare in lei…..Fu accucciata tra i quattro maschi, le sue mani sulle patte di quei pantaloni, li ebbe in bocca….. uno, due alla volta, succhiava, sputava, conati di vomito tanto in fondo la forzavano, poi nei suoi buchi, in culo, in figa, li sentiva gonfiarsi e eruttare , sborra, sborra piacere,. Il perizoma strappato, le strapparono anche il maglione e peli di figa; erano letteralmente infoiati su quel corpo che non reagiva ma si lasciava fare come una bambola di pezza ….impalata, aperta, avanti e dietro la presero a turno, piangeva, mugolava, il suo piacere perverso cresceva e stava raggiungendo l’apice . Ebbe un orgasmo, poi un altro e un altro ancora, non capiva più niente……li al suolo fu presa di nuovo sul ruvido cemento tra rifiuti e altro le furono di nuovo addosso, presa di nuovo, e per finire l’urina le zampillò sul viso, bevve,….ingoiò, ….tossì ebbe sforzi di vomito, si sentiva come soffocare ……Fu lasciata sotto quella tettoia semisvenuta, con il vestito stracciato, sentiva il cemento gelido sotto il suo culo era come suonata, ma questo a lei piaceva , lo faceva per il suo padrone , il suo padrone lo aveva ordinato…lei era la cagna….Sotto quella tettoia, era sola, la figa si contorceva dal piacere masochistico in cui era immersa, si riebbe, la gola dolorante le bruciava ( mettiamo così però trovo che l’urina è dolce……alle volte leggermente salata) La governante la raggiunse, come inebetita era li seduta e la guardò con uno sguardo vuoto ….l’aiutò ad alzarsi , spandeva da tutti i buchi, figa, culo, rivoli di piacere le scendevano dalla bocca, impiastricciavano i suoi capelli, un seno le era uscito dalla maglia stracciata . Con passo malfermo camminando nel fango di quel piazzale raggiunse la macchina, era esausta, sognava quei sedili riscaldati dove rilasciarsi, ma la sua voce:
“ Le cagne nel bagagliaio e tu pulisciti la sborra “
Rimase come folgorata…..
”Non ho niente per pulirmi…..”
“ Usa le dita togliti quel brodo che hai nei buchi e succhiale cagna…….”
Quasi una sentenza per lui era proprio una cosa inesistente . La misero nel bagagliaio , bagnata fradicia, tremava, tutto il corpo le faceva male, pizzicate, palpate brutali su di lei, non c’erano state carezze, non era stata vezzeggiata era stata solo violenza, voglia pura dove scaricarsi, solo un buco e niente altro. Si chiuse il portellone . Li nel buio le sue mani corsero verso i suoi buchi grondanti e le immerse in quella gelatina che le usciva, piscio, l’odore di urina , odore di cesso di quel l’acqua sporca in cui aveva immerso le mani per poi strofinarsi le ninfe. Corsero le sue dita se le impiastricciò di nuovo, iniziò a succhiarsele, amava quella situazione, si sentiva sporca, ne gioiva in una maniera perversa. Scossoni dell’auto, la pioggia sopra le lamiere. Una, due, tre volte le sue dita scavarono i suoi buchi per estrarre e leccare tutto quello che le avevano messo dentro, se le strofinava addosso e alla fine se le lucidava in bocca. Ansimava, le mancava il respiro, l’ambiente era angusto, si sentiva soffocare , ebbe un altro orgasmo per quell’insieme di cose che era avvenuto…svenne……E quello fu il suo risveglio, su quella sdraio, li sulla terrazza di quella casa che avevano arredato con tutto il loro amore. Quella rabbia sorda continuava a pervaderla corse al computer, voleva la posta voleva notizie di lui, suo marito sarebbe arrivato di li a poche ore ma lei voleva lui…….il padrone, voleva notizie da quello sguardo beffardo, da quel volto incorniciato da un pizzo brizzolato accarezzato dall’autunno del tempo…….Lo voleva leggere e lo lesse, quella scritta apparve d’incanto sullo schermo” Il giorno della sua partenza per la Grecia , il nome dell’albergo e il periodo in cui vi fermerete……si lasci crescere i peli alle ninfe ”. Ebbe un sobbalzo, non c’erano altre parole quasi un ordine . Cosa ancora? Digitò tutto con rabbia, spedì in un battibaleno e cancellò tutto. Poi come rincuorata spense, una doccia tiepida per salvarsi da quell’afa che già quella mattina imperversava su N……..Scese l’acqua sul suo corpo e ne provò un dolce refrigerio , le sue mani l’accarezzarono e li sotto la doccia si dette un piacere solitario che le fece tremare le gambe, era avvilita e nello stesso tempo felice, lui le aveva mandato un messaggio di posta elettronica e avvilita per quello che era successo con suo marito. Girò nuda per la casa, i suoi seni avevano quel leggero movimento, si vide allo specchio, era una bella donna, si esplorò ancora con le mani e pensando al sogno che aveva fatto divenne rossa, poi decise: suo marito andava a puttane ebbene si sarebbe vestita in maniera oscena per attirare gli sguardi degli uomini, non si mise la mini mozzafiato che aveva ma un magnifico vestito di vual di Viscosa dalle trasparenze uniche, praticamente girava nuda, si guardò allo specchio, il carioca ce portava le metteva in risalto i seni e chiunque poteva vedere i suoi capezzoli induriti, per confondere mise un paio di collane estive, il cache sex che portava mascherava appena il suo ventre e le natiche, si sentiva splendida e divinamente troia sulle scarpe dal tacco stratosferico che si era messa, ma era lei era una donna offesa che voleva vendetta…….per un momento pensò a lui . cosa voleva sapere riguardo alla Grecia…….forse l’avrebbe aiutata a vendicarsi, ebbe un fremito e uscì di casa per andare all’aereoporto CONTINUA