Una giornata come tante altre, gli alberi della piazza davanti alla libreria stavano perdendo le foglie, ma dovevo cercare un testo, un testo illustrato su gli impressionisti e così entrai in quel negozio che conoscevo bene. Le solite facce e l’odore della carta, un ambiente tranquillo e niente altro. Sapevo lo scaffale dove si trovava quel libro, così iniziai a guardare i titoli ma…ad un certo punto il mio sguardo cadde su un magnifico paio di gambe, portava scarpe con un tacco leggero e nel contesto non era niente male, bionda….: una magnifica puledra, una figura tonica modellata sicuramente dalla palestra ma non sformata e muscolosa, una bella donna, doveva essere sui 28 o 30 anni, proprio bella, e una capigliatura biondo nordico leggermente rossiccio. Mi colpì. Sfogliava con attenzione la “ storia di O “ disegnata da Manara e a quel punto no so per quale motivo…
” Signorina le consiglio la “ storia di O “ illustrata da Crepax, credo abbia disegni molto più belli a parer mio, i colori non rendono bene quelle scene, ma il bianco e nero si”.
Lei si scosse da com’era intenta a guardare e girò lo sguardo verso di me. Occhi chiari da cerbiatta …potevo permettermi di attaccare bottone, non ero il suo tipo, lei era giovane e io con la barba bianca che mi ritrovo non potevo entrare in concorrenza con i suoi corteggiatori. Forse potevo sembrare un po’ sfacciato ma di natura sono un gran chiacchierone. Mi fece ridere, un leggero rossore le colorò le guance e per un momento fu come impacciata. “ Guardavo solo”, era come una bambina presa con la dita immerse nel barattolo di marmellata. Ma io continuai…..
“Guardi signorina il testo che le ho consigliato è li lo prenda su vedrà la diversità”.
Era in piena crisi, non sapeva come fare, ne andava del suo carattere e del suo orgoglio , non poteva darmi il gusto di mettere via tutto ed andarsene e nello stesso tempo lo sapevo l’altro volume l’attirava, si era mangiata con gli occhi le figure di Manara ed ora sicuramente l’affascinava l’altro. Non so neanche io definire la situazione in cui si trovava ma ora mi stavo divertendo. Aveva le mani lunghe e sottili, un bell’anello di fidanzamento, le sue dita, si chiusero su quel libro e lo estrasse. Devo dire che le figure erano di tutto altro gusto, la china su quella carta bianca aveva fatto miracoli…collari, trinoline e reggicalze non si contavano, per non contare catene a altri ammennicoli vari, gambe lunghe, aperte, in tutte le posizioni…e collari, collari in cuoio nero borchiati che si chiudevano sul collo dell’eroina dipinta. La osservavo, ne era affascinata guardava con avidità quelle immagini come persa . Ma ad un certo punto si scosse ; la bruciai sul tempo…
” Non trova che sono belle? ” “ Si”
Una risposta laconica, ma non mi convinceva, quella figura sarebbe stata perfetta appesa alla trave che attraversa il soggiorno della casa di montagna, non me ne sarebbe dispiaciuto. Anche se ormai i tempi dei miei giochi erano passati, ad ogni modo, quasi per scusarmi di averla messa in imbarazzo con quelle immagini…
”La vedo imbarazzata. Posso farmi perdonare offrendo un caffè? Come sentirà non sono del posto e il vino non lo posso bere”
Si mise a ridere e così dopo una decina di minuti ci trovammo a sorseggiare una tazzina seduti in un bar di Piazza san Giacomo. Si trovava impacciata, senza volere aveva accettato il mio invito e ora si era comodamente seduti in quel bar, ci fu un attimo di imbarazzo e poi….dopo essermi presentato e aver detto il mio nome..M…si presentò lei , so chiamava Sara, era di Udine e lavorava in città; un architetto, laureata da poco. Mi affascinava, quelle magnifiche gambe e quella gonna corta, non era aderente la le stava divinamente , per non parlare di un decolté di tutto rispetto. E andammo sul discorso riguardo il contenuto di quei volumi. La affascinavano catene e anelli per lei erano un mondo tutto da scoprire, andava di moda, ma un conto era sentirne parlare, ma poi, guardare le figure e immaginarsi di essere l’eroina dipinta in quelle immagini…Parlava con foga, quasi un fiume in piena. Quando ci sedemmo era sulla difensiva, le gambe accavallate, le braccia conserte, ma poi nella foga del discorso come si rilasciò, e quelle braccia conserte si aprirono, non per mostrare qualche cosa, ma quasi lasciar le sue difese un po’ aperte. Era effettivamente un bel tipino, non che io potessi competere con i suoi amici, non mi passava neanche per la testa però il pensierino ce lo feci tra me e me …pensai che forse ancora qualche ormone mi dava segni di vita. Le sue labbra si fermarono per un momento e…
” Allora si vede nella schiava disegnata in quelle immagini?”
Abbassò la testa diventando rossa in viso, ma si riebbe subito e io a quel punto …
” Sa che un collare le starebbe bene ‘ immagino che il suo ragazzo o qualche amico glie lo abbia regalato, si la immagino con una cinghia di cuoio attorno al collo, non una cinghia pacchiana per giochi violenti ma esclusivamente una striscia sottile con tanto di moschettone quasi a significare un gioco particolare tra lui e lei, e poi vedo che deve essere fidanzata porta un bell’anello.”
Scosse la testa sopra pensiero,
“ No a lui queste cose non passano per la testa, ma lui è bello”
“ Lo immagino, “ fu la mia risposta e poi continuai
“ Sicuramente è più alto di me e avrà molti più capelli, non posso competere e me ne guardo ben bene”
Lei si mise a ridere e continuando su quel dialogo che rasentava il sesso senza menzionarlo…le schiave in Crepax erano tutte seminude e le frustate sulla loro schiena e glutei non si contavano, per non parlare dei tacchi a spillo e altri oggetti che avrebbero fatto la felicità di un feticista …e lei continuò a conversare…
”Si, un mio sogno perverso da quando sono piccola è essere costretta a fare la schiava mi attira l’essere forzata”.
“Certo, il collare sarebbe un simbolo di schiavitù, un bel gioco per lei …”fu la mia battuta ….
Ma a quel punto, si alzò, doveva andare in bagno e io con la più grande naturalezza…
” Sara. Quando ritorni….i tuoi slip nella mia mano obbedisci”
Rimase come folgorata, un ordine bello e buono, quella figura si fermò di botto quasi si fosse scontrata con un muro, aveva la borsetta a tracolla, e scomparve. Ora non mi rimaneva che aspettare.
Da parte di lei….ma guarda dove mi ero andata a cacciare con quel libro “ storia di O” che avevo sfogliato, si è vero, quelle scene mi affascinavano eccome se mi affascinavano; essere una schiava, i miei sogni più perversi e farmi vedere schiava davanti a tutti, ed ora non, non era possibile, il consiglio di quel ”vecchio” con la barba bianca, quel consiglio di prendere l’altro libro dove si…lo riconosco vedendo quei disegni, quella china nera che aveva modellato i corpi e quei bustini che stringevano le donne mi avevano fatta bagnare, mi ero vista in loro, tutte avevano qualche cosa che mi sarebbe piaciuto indossare o fare. Appesa, incatenate ma c’era una cosa che colpiva la mia immaginazione i collari e le polsiere con il moschettone sia alle caviglie che ai polsi, moschettoni cui vengono fatte passare delle funi per appenderle e tirarle…. e poi la frusta…Chissà che effetto avrebbe fatto sulla mia pelle . Io schiava , ridotta a un oggetto. Raccontai tutto questo a lui, mentre prendevamo un caffè. Ma perché poi avevo accettato il suo invito, e ora mi trovavo li davanti a quell’uomo raccontandogli i fatti mie, e che fatti, i sogni più perversi che mi avevano fatto uscire quelle immagini. E mi stavo letteralmente allagando, si lo confesso se quelle immagini che avevo visto mi avevano eccitata ora parlandone stava arrivando la botta finale, avevo voglia e il mio bottoncino non mentiva, me lo sentivo teso e gonfio. Una situazione imbarazzante, per fortuna non avevo il cazzo se no lo avrebbe sicuramente visto duro. Mi venne da ridere a quel pensiero, ma ormai era giunto il momento di accomiatarmi e chiesi di andare in bagno, non ce la facevo più. E quando mi stavo per avviare, ero in piedi lui con aria del tutto indifferente…
” Quando rientri i tuoi slip o perizoma qua nella mia mano…obbedisci”
Lo disse in maniera fredda quasi informale…ma quello era un ordine bello e buono. Quella voce non aveva avuto tentennamenti mi aveva solo guardato e dato un ordine e niente altro,. Come una persona che si spolvera il vestito di un capello, mi aveva trattato da cosa. Ma come si permetteva…Quello era un porco bello e buono, quel tipo insulso con la barba bianca mi aveva dato un ordine, va bene mi aveva affascinato consigliandomi quel libro che aveva fatto letteralmente saltare i miei ormoni ma ora esagerava. Scossi la testa e mi diressi in bagno. Una toilette da bar, senza finestre, puzzolente e io nonostante tutto ero terribilmente eccitata. E quando mi calai il collant con gli slip. Senza volere li in quella stanza angustia, mi passai la mano tra i peli…e….Un orgasmo feroce che quasi mi fece contorcere li seduta in una posizione ridicola e nello stesso tempo oscena, con la mia ginna corta tirata su e le calze calate assieme ai miei slip. Piacere, piacere e niente altro che piacere, quelle immagini mi tormentavano e si erano stampate nella mia testa, una vampata rossa mi pervase. Lo sapevo, le mie voglie non mentivano e…per non parlare del mio bottoncino che era diventato quasi una specie di radar per le mie voglie. Mi trovai ansimante e … ma che cazzo mi aveva detto lui, i miei slip nelle sua mano, a parte che portavo un delizioso perizoma, come si poteva permettere? Ma glie la facevo vedere io….Fu un attimo, tolsi le calze che mi impicciavano, così ebbi il perizoma in mano e lo strinsi in pugno….Un attimo dopo uscivo da quell’angustio cesso dove avevo goduto in maniera furiosa . Ero impacciata e mi avvicinai alla poltroncina dove lui era comodamente seduto, mi dava la schiena e neanche si mosse, credo sentisse il ticchettio dei miei tacchi e…senza guardarmi allungò la mano con il palmo aperto…e io come un automa misi quello che avevo in mano nella suo palmo. Lui mi guardò con aria seria, il suo leggero sorriso era scomparso e a quel punto…
” Siediti, obbedisci,”
Risposi come un automa mi sedetti tesa davanti a lui, sotto se non per i collant ero nuda. E lui per tutta risposta vedendomi in quegli stati.
“ Ti ho dato un ordine, lo hai eseguito, mi compiaccio sei stata brava.”
Era passato dal lei al tu, era il padrone e continuò serio
“Meriti un premio per ciò che hai fatto: un collare, e se il tuo ragazzo non te lo ha regalato vedrò di procurartelo io , e tu lo metterai, con me non hai obblighi se non obbedire a quello che ti ordino, la prossima settimana qui a quest’ora; ti do l’indirizzo della mia posta elettronica, prendere o lasciare , questo è tutto. “ Ero impietrita, una serie di frasi taglienti come il coltello rintronarono nella mia testa come una palla da biliardo che fa saltare tutti i birilli, lo guardavo a bocca aperta, non mi aspettavo una cosa simile e poi gli avevo dato il mio perizoma come un automa. Lui mi guardò, questa volta mi sorrise , mi ridiede quello che aveva in mano lasciandomi a bocca aperta…
”Ora va devo leggere il giornale”
E io me ne andai stranita, stringendo in mano i miei slip: mi ero quasi denudata per un estraneo che mi aveva fatto ballare come una marionetta. Sotto sentivo la mia figa che si strofinava sulle calze, avevo goduto e avevo voglia di godere ancora, mi sentivo comandata. Ma a quel punto non c’era altro, su un ritaglio di carta il suo indirizzo mail, ero in piena crisi e neanche l’aria fresca dell’autunno udinese riuscì a scuotermi.