Tremava. Era incavolata nera, ma com’era potuto succedere tutto quello che era successo, malediceva il momento in cui era stata attirata da quel libro illustrato da Manara, si le era piaciuto anzi le piaceva e poi…poi era successo .Il consiglio di quella testa di C. che l’aveva affascinata. Un uomo che poteva essere suo padre, un pizzo bianco e una testa quasi rasata…
”Prenda il libro di Crepax vedrà che le immagini in bianco e nero sono migliori”….
L’invito al bar per prendere qualche cosa e la chiacchierata che aveva fatto. Non riusciva ancora a capire come le avesse raccontato i suoi sogni più perversi e invece li aveva spiattellati tutti.
Il libro, anzi i libri le avevano fatto un certo non so che, non riusciva neanche lei a spiegarselo. Si era accorta che quelle figure specialmente quelle in bianco e nero dell’altro autore avevano colpito la sua immaginazione e in quelle figure si vedeva lei.
Fruste, corpetti, scudisci ma soprattutto collari, collari da schiava che avrebbe portato anche lei. Il suo collo chiuso nel cuoio borchiato; un colore nero con le borchie luccicanti che spiccano. Ma non poteva starci una cosa del genere, per lei dovevano rimanere sogni e invece si era bagnata come una fontana. Alla fine l’ordine: si era alzata per andare in bagno e lui aprendo il palmo della mano con un aria gelida…
” Quando rientri il tuo intimo qui nella mia mano”
Ne era rimasta ipnotizzata e aveva eseguito l’ordine. Non lo sapeva neanche lei come aveva fatto, in quell’angustio bagno si era anche toccata e aveva avuto un orgasmo, poi era uscita, ma lui le aveva fatto l’ultimo affronto. La voleva obbediente e servizievole, le aveva ritornato quel minuscolo perizoma che lei aveva messo nella sua mano dicendo che non le interessava. Ma come il suo intimo, per il quale il suo ragazzo andava matto, lui lo restituiva come se niente fosse. No, non poteva essere normale un tipo simile se lo diceva tra se e se. . Guardava le vetrine con aria persa, l’indomani ci sarebbe stata un’altra giornata di lavoro, si sarebbe telefonata con il suo ragazzo aveva voglia di chiacchierare…ma per raccontargli poi cosa? Voleva semplicemente essere rincuorata, sentire la sua voce…e poi lui era bello non era come quello con il pizzo. Lo sapeva, quello doveva essere un padrone, uno a cui piace comandare. Le vetrine dalle luci brillanti, le scarpe della Lombarda, la galleria di Zara, ma quegli abiti, le scarpe dal tacco vertiginoso che vedeva nelle vetrine si le piacevano ma si andavano a collegare con i pensieri che aveva, quelle immagini l’avevano tramortita e si vedeva issata su un paio di scarpe dal tacco altissimo con le mani legate dietro la schiena, completamente nuda tirata al guinzaglio e….naturalmente il guinzaglio attaccato a un collare che quasi le blocca il collo, e tutti i passanti la guardano facendo commenti osceni su di lei definendola una troia. Tutto quello era successo, si doveva metter il cuore in pace, sicuramente quell’uomo non lo avrebbe visto più e poi che cosa avevano in comune: un bel niente, solo qualche pensiero in comune….ma quanto le scocciava aver obbedito all’ordine ricevuto.
Fu a casa, la solita casa, viveva con i suoi, non era tardi ma non aveva voglia di cenare, fu in camera sua e in un battibaleno si spogliò. Chiuse la porta dietro di se, le sue belle gambe se le vide allo specchio e finì di spogliarsi in un attimo, aveva voglia di mettersi comoda, la tuta era l’unica cosa, la sua tuta con la quale usciva a buttare le immondizie. Si guardò con aria critica allo specchio, non era brutta, anzi si considerava e era considerata una bella ragazza…le sue mani scivolarono lentamente sul suo corpo quasi volerselo soppesare e….le sue dita si fermarono all’altezza dei capezzoli, erano ancora duri ed eccitati. La voglia non se n’era andata poi….una volta finito di spogliarsi dopo che i collant erano finiti sul letto volle provarsi un paio di scarpe dal tacco assassino e davanti alla sua immagine nuda chiuse gli occhi…In quel momento le immagini di quei libri sfilarono davanti ai suoi occhi e era lei la donna disegnata, frustata, strapazzata, posseduta e schiavizzata. Non si accorse ma stava godendo le sue dita ora sfioravano il bottoncino quasi volerselo pizzicare…l’orgasmo la raggiunse, si era una cagna…lo disse a bassa voce……aveva paura che i suoi la sentissero, aveva anche goduto in quel cesso del locale, si era toccata e ora lo stava facendo di nuovo, che cosa le capitava…….la voglia la sopraffaceva e le sue ginocchia cedettero , fu sul letto e li a gambe larghe si pastrugnò alla grande…le sue dita entrarono nella sua figa, in profondità. Si allargava, sentiva il collo dell’utero, si tirò le grandi labbra e si inarcò per il piacere, stava sudando era infoiata poi il sonno la prese, tanto per la cena c’era tempo, persa nella nebbia di quelle sensazioni…..e così i suoi pensieri si iniziarono a sovrapporre alla faccia di lui, e a quel ditalino furioso che si era fatta in quella specie di cubicolo piastrellato del cesso del bar sotto la fredda luce al neon in mezzo all’odore stantio dell’urina. Si era spogliata , era rimasta con il ventre nudo per togliersi il perizoma. I suoi peli impiastricciati di voglia che pervadeva il suo corpo, bisbigliò il nome di quel porco che le aveva dato quell’ordine e poi il suo corpo nudo, si trovava in catene, collare e polsiere, le volte del pub “ Ai Piombi”. Un ambiente lugubre che ricordava le stampe di Piranesi. Collare e polsiere erano collegati a una serie di catene che finivano a una carrucola posta sulla volta…Accovacciata vestita di sole scarpe, completamente nuda, il pavimento freddo di marmo……..cerca di coprirsi, si vede come dal di fuori e nello stesso tempo le facce anonime degli avventori che la osservano. Una schiava “ Slave Sara”, così e scritto su una specie di cartello appeso al muro. Sa che cosa le faranno, ma non le interessa, vuole il suo padrone. Ora i maschi la circondano, tra loro anche donne, sente il loro disprezzo e la loro invidia e ora tocca ai cazzi. La catena scorre le sue mani sono tirate in alto e è costretta a mettersi in ginocchio. Le patte dei pantaloni…… Sa che cosa nascondono, tirano fuori i cazzi. Lei può solo accettare….quei cazzi le sfiorano il viso e lei…apre la bocca. Un buco e niente altro . Entrano fino in fondo e sono in tanti… la forzano. Si sente soffocare, sputa, non ce la fa, ma altre mani la prendono la costringono. E’ ridotta a una marionetta. La carrucola cigola. Più di un maschio le è venuto in bocca, sente il piacere colargli dalle labbra e, perdersi sulle sue tette.
Sborra, piacere. Un dito le da una ravanata alla figa, lo prende poi in bocca e…si, lo succhia avidamente come aveva succhiato quei cazzi, si sta infoiando e…poggiata al muro iniziano a pomparla, si passano i preservativi, sembra che le donne non intervengano in quel gioco perverso. I maschi si danno il cambio. La sua schiena appoggiata al muro……… ne sente le asperità, gode, non le interessa, sente le mani sul culo, la prendono per pomparla più a fondo. Il piacere esplode in lei, dalla sua bocca impastata di sborra esce un grido, è piacere allo stato puro, viene per quello che le fanno e viene per le sensazioni che le danno quei cazzi . Le sue gambe cedono, ma rimane sospesa alle catene…dondola leggermente, ma gli altri la vogliono ancora, sul pavimento preservativi usati, dopo ogni chiavata se lo tolgono pieno e lo lasciano li tra le sue gambe dove lei si accuccerà dopo il loro divertimento. Una donna si mette a ridere e la catena è tirata….questa volta le due gambe non toccano il pavimento, è appesa, dondola e uno del gruppo , forzandole le gambe dopo aver fatto girare il suo corpo come un quarto di bue appeso. Il cazzo fu brutalmente poggiato sulla sua rosetta scura senza preamboli dando un affondo brutale. Gridò di dolore, il maschio si fece strada nel suo intestino tra le grida della gente che lo incitavano ad aprirla …..
”Dai è una schiava, possiamo fare di lei quello che vogliamo, su inculala di brutto vediamo se dopo il suo culo rimane aperto…”
…Delle mani sulle sue caviglie che l’aprirono maggiormente e il maschio approfittando adersce a lei . Il cazzo piantato nel suo culo e le sue mani sulle sue tette mentre la lingua le scorreva sul collo lasciando una scia di saliva. Brividi era come ubriaca. Poi la lasciarono così. Girata sulla schiena, appesa, con il viso che guarda il muro mentre un rigagnolo di borra le cola dal culo, sul pavimento preservativi. Una schiava e niente altro solo un oggetto su cui sfogarsi senza curarsi di dargli piacere , ma a lei tutto questo piaceva. L’oggetto, la cosa il buco per i maschi, essere trattata in quella maniera, e vivere sempre in quella situazione…Sempre nuda e pronta per essere presa…e a quel punto sentì uno squillo strano, il telefono che aveva sul comodino squillava, si era appisolata solo per una decina di minuti, non poteva essere. Si scosse, era nuda, con una voglia perversa ed era fradicia, si era toccata e il sogno quei lampi che aveva avuto nella sua mente dove lei era letteralmente usata l’avevano eccitata ancora di più. Il suo ragazzo la invitava fuori per il dopo cena una birra ai Piombi. Si sentì male, il sogno che aveva fatto l’aveva stravolta, ebbe la tentazione di rifiutare di dire che non se la sentiva , ma poi accettò.