La donna biascicò qualche cosa che lei non capì. Capiva invece l’oste che in quel momento se la stava mangiando con gli occhi e che alle parole di lui si mise a ridere sonoramente.
“ La signora prenderà paura, non è abituata ad ambienti simili. La devi aver portata nel negozio che piace a te fatto di ambienti puliti e ovattati, qua è diverso, questo è un ambiente di troie da strada.”
Erano parole che ghiacciarono letteralmente Eliana. Che cosa voleva dire con quelle parole?. A quel punto la donna che l’aveva toccata e aveva fatto i commenti su di lei quasi senza che se ne accorgesse le piantò due dita in figa e le mosse dentro di lei. Fu una scossa elettrica, una scarica di piacere la percorse in tutto il corpo. La tensione era stata troppo alta e ora con quel tocco brutale il piacere dilagò in lei. Eliana si piegò quasi rimanendo senza fiato, un gorgoglio uscì dalla sua bocca dipingendo sul suo volto una maschera contratta. Non ce la faceva, non voleva dare il gusto a lui e a quelle persone degli stati in cui si trovava, ma fu tutto vano. Mostrava a tutti che stava assaporando quelle dita in figa anche se… Lo doveva riconoscere avrebbe voluto un cazzo caldo e possente dentro di lei piantato in modo che quasi le uscisse dalla bocca. Essere impalata da un maschio, da più maschi, si sentiva stravolta…..e dopo un momento mentre ancora era in preda all’orgasmo la donna la tirò per un braccio.
”Su alzati che ti faccio visitare la casa, non so se sarà proprio di tuo gusto”
Lui , il vecchio non parlava, si godeva quella scena che sapeva quasi di teatro. Così Eliana si alzò, anzi scese da quel trespolo su cui aveva messo tutto in mostra di se. Lui le aveva fatto aprire l’impermeabile in modo che tutti la vedessero. E per marcare il suo stato le sfilò definitivamente l’impermeabile lasciandola in bustino e autoreggenti. Era li in pubblico, in un locale che aveva qualche cosa di sordido. Mostrava tutto di lei, culo, figa, tette e la sua vita quasi strangolata da quel bustino. Le scarpe poi, scarpe che lui le aveva regalato e che le aveva fatto mettere subito. Avevano un tacco vertiginoso che la costringeva a fare i passi piccoli per rimanere in equilibrio. Era tesa e si sentiva di tutti i colori. Si vergognava per gli stati in cui si trovava e poi era una cosa folle. Lei aveva goduto davanti a quelle persone sotto il tocco sapiente di quella puttana. Fino ad un paio di ore prima era con il suo bel completo e ora… Era nuda in pubblico e poi da un momento all’altro poteva entrare qualche avventore. Ma per quegli uomini, per la puttana che ora l’accompagnava nella visita delle stanze di quel locale sembrava fosse la cosa più normale di questo mondo.
Si diressero così passando tra i tavoli verso una porta che un tempo era stata bianca. Porta coperta, anzi puntinata da escrementi di mosca e tutta sbrecciata con la scritta toilette. A Eliana, quell’ambiente faceva schifo, aveva il cuore in subbuglio e nello stesso il piacere che aveva avuto. L’eccitazione che la stava ancora pervadendo le stava provocando un batticuore fatto di attesa per un altro orgasmo. Si, voleva godere ancora e se ne vergognava. Quello sporco, quella voglia di sesso e di fiche aperte che aleggiava. Una volta aperta la porta, dentro la stanza c’era penombra. L’unica luce che veniva era da un cesso alla turca che aveva la porta aperta. Per il resto sulla destra una tenda tirata, che molto probabilmente copriva della casse che faceva quasi da divisore. Copriva delle casse di liquori, di vino. Aleggiava un odore di muffa e di sporco, il pavimento poi era di legno con le assi scricchiolanti. Fu un tuffo al cuore per Eliana, le sembrava di essere entrata in una specie di bolgia dantesca. Ambiente da stampe del Piranesi. La donna la spinse dentro e poi con aria da attrice tirando la tenda e facendo quasi un inchino…
” Ecco la mia reggia molto apprezzata dai miei clienti”.
Oltre quella tenda che faceva da paravento, c’era una branda metallica con sopra un materasso sporco e unto, in un angolo sul pavimento un lenzuolo. Il letto era di vecchio ferro battuto, delle cinghie erano legate all’intelaiatura. Una luce fioca penzolava dal soffitto e in un angolo un lavandino. L’insieme, le faceva ribrezzo, Eliana provò un senso di paura, fastidio, aveva paura di quell’ambiente malsano e nello stesso tempo c’era qualche cosa che l’affascinava. Si vide lei su quel letto, fu solo un lampo nella sua mente. E in quell’attimo la voce di lui che le chiamava, dovevano andare via. La donna la scosse, era rimasta come imbambolata nel vedere quella stanza. Così un momento dopo furono nuovamente nel locale e lui guardandola a capendo perfettamente il suo stato d’animo…
” Su professoressa, raccogli l’impermeabile che dobbiamo uscire. Ricorda però non piegare le gambe, il nostro oste non ti ha visto bene il culo e tu lo devi mostrare, così me lo rivedo anch’io”
L’impermeabile era stato buttato in mezzo al locale sul pavimento e lei si sarebbe dovuta piegare a novanta gradi per raccoglierlo. Sapeva perfettamente anzi capiva che avrebbe mostrato tutto di se. Avrebbe anche mostrato la sua rosetta scura piegandosi così. Scosse leggermente la testa, in senso di diniego, ma lui con un occhiata quasi la fulminò. E lei come un automa avanzo al centro tra i tavoli. Sentiva gli occhi dei presenti su di lei e….si piegò. Nonostante tutto si sentiva eccitata. Era un lago, la sua farfalla non mentiva tutta quella pantomina, quell’ambiente le piacevano. Le piaceva essere ridotta a un puro oggetto, un buco, una cagna….
E i pensieri che le stavano balenando, si avverarono perché lui rivolgendosi all’altra persona che si trovava dietro il banco…
” Cosa ti dicevo, si lascia comandare è realmente una cagna tutto questo a lei piace”
e continuando con quei commenti salaci….
” Su Eliana, di che ti piace e apriti , allargati e mostrati di che sei una cagna”
Eliana lo fece, mentre le lacrime gli scendevano dagli occhi e si perdevano sulle sue gote. Si muoveva come un automa, le sua mani furono sulle sue natiche già tese vista la posizione che aveva assunto per volere di lui e le allargarono. Ora sapeva di mostrare la sua rosetta scura. Lo spacco della sua figa che si intravvedeva tra i pochi peli che aveva lasciato. Si sentiva un animale, esposta, messa in vendita, ma nonostante tutto le sensazioni che stava provando erano qualche cosa di speciale. Ci fu il commento dell’oste,
“ Come ha il culo ? Lo ha stretto? L’anno già inculata?’’
E il padrone quel vecchio malefico per tutta risposta,
“ Figa non credo più di tanto, c’è già passato un pargolo. Il culo mi da l’idea che sia stretto, ma vedremo di rendere il tutto elastico. Alla fine la nostra Eliana prenderà cazzi dalle dimensioni fuori del comune senza battere ciglio e sempre che lei voglia, sono sicuro che me lo verrà a chiedere”
Stava giocando con lei, le poneva delle domande in maniera melliflua, erano domande di cui lui conosceva già le risposte perché sapeva che lei non si sarebbe tirata indietro. Capiva che a lei piaceva essere considerata un animale, un buco e niente altro. Sapeva anche che la visione di quella tana dove la puttana la dava l’aveva eccitata fino all’inverosimile.
CONTINUA