L’auto scivolò lentamente nel parco della villa dirigendosi verso i posteggi. Lui cercava un posto defilato, si dovevano ancora districare da quella bizzarra posizione in cui erano rimasti. E una volta posteggiati, cercarono di dividersi, i loro corpi erano fusi assieme. L’abitacolo era piccolo, e anche se non c’era il tettuccio due persone sullo stesso sedile faticavano a muoversi. A. dovette scivolare di lato volgendo sempre la schiena al senso di marcia. Aprì le gambe per lasciarsi andare così che lui ebbe ancora una fugace visione del suo ventre tra la fine di quelle calze autoreggenti e la culot che indossava come intimo. Intimo che aveva solo leggermente spostato per permettere al suo cazzo di entrare in lei. Si trovò così finalmente sull’altro sedile con la schiena poggiata alla portiera e i piedi sul cruscotto. Lui si mise a ridere…
” A. se la racconti non ti crederanno mai, sei in una posizione più che folle e credo siamo in pochi ad aver fatto sesso in auto in questa maniera”
Si mise a ridere anche lei scuotendo la testa e cercando di ricomporsi…
” Ma guarda cosa sono ancora capace di fare a cinquant’anni”
Così dicendo si ricomponeva, ci fu un balenio di clinex tolti dalla sua borsetta, cercava di ripulirsi alla meno peggio…Quel
“ Sei, sei, non so cosa dire per quello che abbiamo fatto “
E lui di risposta mettendosi a guardarla nel suo tentativo di aggiustarsi
“ Siamo semplicemente due persone che apprezzano la vita in tutte le sue sfumature, e ora dobbiamo entrare nel locale te la senti? Non preoccuparti è un bell’ambiente a piano terra…un posticino tranquillo, e poi si può fumare come ti ho detto ”
La loro auto bassa e scattante sfigurava tra i suv posteggiati e altri mezzi di grossa cilindrata simili a scarafaggi neri fermi su quella ghiaia bianca che scricchiolò sotto i loro passi.
Una classica villa veneta con tanto di barchesse. Al suo interno il locale con luci soffuse, gente tranquilla che conversava amabilmente seduta su divanetti e poltroncine. L’unica parte ben illuminata era il banco per preparare i liquori. L’ambiente doveva essere stato diviso in più parti, lei notò una scala monumentale che portava ai piani superiori. Ora erano seduti su un divanetto, ma lei appena arrivati era scomparsa per andare in bagno.
LEI Piacere suo, piacere mio ero letteralmente un lago mio malgrado i fazzoletti non erano serviti un gran che e mi sentivo bagnata. La mia splendida culot di seta con quei ricami che la rendevano stupenda era stropicciata e bagnata. E li in bagno me la tolsi . Li, in quell’ambiente nella penombra non si sarebbe accorto nessuno, a lui però lo dovevo dire, sono o non sono una donna lunatica e dispettosa? Non potevo perdere la mia fama visto che anche i miei figli mi avevano definito così? Mi rifeci il trucco e mi pettinai. Quella corsa folle in auto…..e in quella posizione mi aveva scompigliato i capelli anche se avevo un taglio corto. Mi guardai allo specchio con aria critica, si potevo essere considerata ancora una bella donna e poi le ragazzine giovani con me non potevano competere con la mia voglia di fare birichinate. Mi esaminai la scollatura, il mio seno si intravvedeva, una bella quarta e….ma come diavolo aveva fatto a tirarmi fuori le tette e a guidare nello stesso tempo? E poi c’erano anche le rotondità dei miei fianchi….così con questi pensieri ritornai da lui, e li feci la gatta. Mi strofinai a lui come solo una gatta sa fare, cercavo le sue labbra e dopo un po’: l’alcool che stavamo bevendo ci diede alla testa e iniziarono a cedere i freni….chiamiamoli inibitori…se non erano già caduti prima, diciamo ebbero un revival per la caduta. Ritornò la voglia, ora volevo nuovamente il suo cazzo, il cazzo di quel maschio. Lo coccolai come io sola sapevo fare, sono una che ama i preliminari lunghi e estenuanti , quelli classici che fanno andar fuori di testa il maschio coccolato. Gli mordicchiai l’orecchio e lo passai con la lingua bisbigliando frasi della serie :
“ La troia ha bisogno nuovamente del tuo cazzo, ha voglia di succhiarlo per sentire il suo sapore”
Un offerta degna da puttana scafata. Alcool, quell’ambiente, la corsa in macchina mi avevano fatto nuovamente andare su di giri e grazie alle mie moine su di giri era anche lui, perché le mie parole bisbigliate diventavano sempre più oscene. Lui si girò verso di me, le sue mani scivolarono sulle mie gambe in maniera lenta ma lo dovevo riconoscere convincente, il porco ci sapeva fare e lo dovetti dire:
“ Forse non è il caso di tirarmi su la gonna, la mia culot è in borsetta, sai era completamente fradicia, ho preferito toglierla”
Credevo di aver dato una risposta convincente per farlo desistere e lui per tutta risposta:
“ Sai al piano di sopra ci sono delle stanze, così potrò vederti nuda, ci separa solo una rampa di scale da un ambiente completamente diverso, ti avverto però che non sono molto bello da vedere, non sono un fusto palestrato”
Quel discorso a me non interessava minimamente, io volevo il suo cazzo, in auto mi aveva dato soddisfazione e ora ne volevo altra. Eravamo li in quella penombra sorseggiando quello che avevamo ordinato mentre una coppia davanti a noi era persa in giochi a cui in quel momento avrei voluto partecipare. Ormai lo dovevo riconoscere, avevo voglia e poi lo sapevamo sia io che lui che la mia culot era in borsetta. I miei seni li aveva già visti ma la mia figa però era stata solo intravvista e il mio era un invito. La proposta di salire al piano superiore , che cosa avrei trovato, delle stanze forse sontuose ma sempre camere da letto dove divertirsi in santa pace. Non potevo rispondere picche a quell’invito fatto da lui, di marachelle in auto ne avevamo già fatte che cosa poteva succedere che io non conoscessi? Ero eccitata, intanto lui si alzò e andò al bancone, non so che cosa dicesse al barman, ma ritornò verso di me stringendo una bottiglia di Moet Chandon e due calici mentre nell’altra mano mi sembrò ci fossero delle piume. Mi fece segno di alzarmi e io come un automa mi diressi verso di lui: lo abbracciai, lo limonai come io sola so fare: modestamente mi piace il gioco di labbra, ero persa, volevo cazzi. L’eccitazione, poi la novità nel voler sapere che cosa ci fosse al piano superiore, lui mi guardò con un sorrisetto strano….:
“ Non so se la cosa ti piacerà, ci sono delle stanze a tema e poi forse vedrai un po’ di movimento…”
Quelle ultime parole “un po’ di movimento” mi lasciarono perplessa, non capivo che movimento potesse esserci. Si altre persone che avevano le nostre stesse intenzioni e niente di più.
Oltre alla bottiglia, avevo visto delle piume, erano due magnifiche baute veneziane che rendevano irriconoscibile il viso di chi le portava. Lo sapevo però che una volta giunti in una di quelle camere avrei mostrato tutto il mio repertorio di donna fatale e di follie amorose.
Ma in quel momento tra A. e M. non c’era nessuna amore, solo pura voglia, una cosa che travalicava tutto. Voglia di sentire l’altro..sentire il maschio entrare in lei e da parte sua assorbirlo e spremergli fino all’ultima goccia di piacere. Lui invece la voleva vedere vestita solamente con le autoreggenti e quel filo di perle che le avrebbe ornato il seno alla perfezione, quel corpo minuto simile a una bambola con le curve al posto giusto. E’ vero, aveva avuto due gravidanze ma il suo fisico era pressoché rimasto intatto. I suoi fianchi erano da donna matura e lui sognava quei fianchi da violare
La voleva vedere a quattro zampe sul letto con quella quarta che aveva i suoi seni dovevano dondolare come quelli di un animale,…animale da monta in quel caso. Salirono così al piano superiore e una volta giunti al pianerottolo prima di aprire la porta un inserviente pregò loro di mettersi le maschere che lui si era fatto consegnare assieme alla bottiglia e ai due calici.
LEI. Ma dove mi portava ero abbracciata a lui con una voglia matta e ora mi dovevo mettere anche una maschera per celare il mio volto. La risposta la ebbi varcata quella soglia e mi fece sobbalzare…