Accaldati, esausti, io ero stravolta,il fotografo mi aveva chiavato in tutte le maniere e lo dovevo riconoscere, nonostante tutto ci sapeva fare, ma ora eravamo li.Sentivo il suo piacere colarmi dai buchi, era una cosa strana, mi portai la mano sul ventre, sentì le mie grandi labbra gonfie e ancora eccitate, il bottoncino al minimo tocco mi faceva ancora sussultare. Cercai di tamponarmi in qualche maniera, il suo piacere misto al mio mi stava rendendo l’interno delle gambe lucido, e la donna vedendo il movimento…”
Lara, aspetta un momento le ultime foto, sembri una pornodiva in un dopo filmato, ai clienti piacciono in quadrature così, danno l’idea del vizio e della voglia, perche nessuno a mimato ne ha fatto finta di far sesso…”
Una cosa indescrivibile, fino a un paio di ore prima ero stata un impiegata, e ora ero una pornodiva. La cosa tutto sommato non mi dispiaceva, quasi quasi lo avrei raccontato a mio marito dicendogli che mi avevano offerto di fare delle foto per un giornale di soli adulti, e se lui avesse voluto avrebbe potuto assistere. Un idea strana che mi passò per la testa in quel momento, ma era da prendere in considerazione. Così mi misi in posa per la fotografa, li seduta sul pavimento mi puntellai sulle bracci piegandomi all’indietro e spalancai le gambe piegandole. In quella inquadratura si vedeva perfettamente il mio fiore lucido di piacere con anche l’interno delle mie cosce che non era da meno. Un fremito, mi stavo eccitando di nuovo….Lui intanto si era alzato e rivestito, mi osservava……Chissà in quel momento che cosa gli stava passando per la testa. Nella mia testa, invece lo sapevo perfettamente, avevo goduto, mi ero ripresa e ora avrei iniziato di nuovo a farmi prendere, il mio ventre e il mio culo erano quasi un pozzo senza fondo che accettava di essere riempito con qualunque cosa…però avrei dato la preferenza ai cazzi. La donna che continuava a scattare riprendendomi anche di profilo mi capì perfettamente e….
“La prossima volta vedrò di procurarti un paio di stalloni di quelli giusti, sei una femmina calda e un cazzo solo non ti basta, il nostro fotografo lo hai sfiancato, ma ora ho qualche amenicolo per te che non ti dispiacerà”
Così dicendo si avvicinò alle scatole che avevo visto sul bancone, e ne estrasse un paio di vibratori che erano la copia perfetta di attributi maschili in erezione con tanto di palle. Una cosa che mio marito avrebbe voluto che usassi in sua presenza ma che io mi ero sempre rifiutata e ora …ora mi furono gettati tra le gambe …
” Su Lara vediamo che cosa sei capace di fare con questi giocattoli, ai maschi piace vedere una donna che si masturba…avrai moltissimi lettori…pensa alle seghe che ti faranno vedendo le tue foto”
Era troppo, non potevo, eppure, quei due cazzi erano una copia perfetta dell’originale maschile solamente erano dannatamente grossi e lunghi. Così alla fine li ebbi in mano, li osservai, almeno feci finta di osservarli….la voglia mi era rimasta. La donna aveva ragione nel dire che a me non bastava un uomo solo quando il pensiero di avere un cazzo in bocca e portarlo alla sua esplosione di lattice bianco diventava come un ferro rovente nella mia testa. Tutti i pensieri, tutto quello che in quel momento facevo gravitavano attorno alla carne del maschio. Ero io la padrona che con la bocca, con le labbra lo facevo gemere e inarcare, lo dominavo, era ai miei ordini. Diverso invece quando lo sentivo farsi strada in me, prima lentamente poi con impeto quasi volesse farmelo uscire dalla bocca. In quel momento le parti si invertivano e se io prima con la bocca ero riuscita a farlo inarcare di pacere ora toccava a lui torturarmi con il suo cazzo per le sensazioni che era capace di farmi sentire e provare. Ora toccava ai due simulacri. I miei unici spettatori mi guardavano mentre mi trovavo come stravaccata su quel pavimento. Prima ne presi uno, lo soppesai, fissandolo negli occhi lo feci scorrere sulle mia labbra quasi per inumidirlo. Volevo eccitare il mio fotografo e volevo eccitare anche lei. Quelle sue mani mi avevano fatto saltare, con un cazzo finto l’avrei fatta saltare io. Per un momento mi passò nella testa di vedermi vestita con un dildo a mo di cazzo finto tra le mie gambe e prendere quella commessa alla pecorina. Chissà cosa avrebbe detto mio marito vedendomi in quegli stati. Quel giocattolo era dannatamente grosso e lungo, era qualche cosa di sproporzionato, ora era lucido della mia saliva, lo feci scendere verso il mio ventre, scivolò tra i miei seni, sul mio ventre leggermente bombato e poi fu lì; volevo che mi vedessero bene, lo volevo per tutti e due. Mentre lo facevo fissavo l’obbiettivo della macchina fotografica…una scossa elettrica quando con quella plastica rigida sfiorai il mio bottoncino, chiusi gli occhi…nei miei pensieri lo volevo dentro, quasi il cazzo di una ” bestia” . Mi vennero in mente gli affreschi della villa dei Misteri di Pompei, quelle pareti rosse dove lei si spoglia…e dalla tenda si intravvede la faccia di un satiro, si, la bestia ora l’avevo in pugno, scivolò ancora per qualche momento tra le mie grandi labbra e poi iniziò a entrare. Ero io che spingevo quella cosa, ma sembrava avere una vita sua. Mi sentì dilatare , il diametro era grosso, le mie grandi labbra sarebbero finite tese al massimo per lasciarlo farsi strada in me……così fu. Era dentro a metà….un ultimo sforzo mi avrebbe sconquassato ma non mi interessava, dovevo urinare, dovevo fare spazio nel mio ventre ..lo volevo tutto!!! Persi urina, mi pisciai addosso guardando i miei due spettatori e alla fine con un grido rauco fu dentro di me per tutta la sua lunghezza, ero impalata, mi ero impalata, ma in quel momento ormai persa come ero non mi interessava minimamente chi mi stava attorno. Ero io, quel cazzo finto e il mio piacere che venne con la forza di un maglio come ebbi la cosa in me. Dovevo essere oscena, ..scossi la testa , mi lascia scivolare completamente all’indietro tenendomi le mani sul ventre , quasi per spingere ancora di più, ero partita…le voci che mi giungevano sembrava venissero come da un altro mondo, mi incitavano a continuare e io non ne potevo fare a meno. Ero li in posizione fetale, mentre le mie mani si tormentavano la figa e cercavano di muovere il vibratore che vi avevo infisso dentro. Il piacere mi arrivava a ondate, ero persa, ne provavo un gusto particolare che non riuscivo a descrivere, non avrei smesso per tutto l’oro del mondo causa le sensazioni che mi dava. . Loro apprezzavano, apprezzavano la cagna esibizionista che era in me persa nel suo nirvana. Sapevo che non era finita, di cazzi in mano me ne avevano dati due e uno era provvisto di ventosa, ora era incollato e svettante sul pavimento, aspettava me…..
Continua