Fu a casa, ormai tutti dormivano, si sentiva come ubriaca per quelle che aveva passato durante la serata, fuori un pioggerellina leggera, ma i pensieri che aveva in testa erano folli, aveva fatto due pompini, si era fatta inculare e ora girava con la figa al vento, e sentiva il piacere di lui ancora colargli dal culo. No, non potevano essere successe tutte quelle cose e invece si. Si era comportata da perfetta troia in cerca di cazzi e non aveva detto di no, anzi tutto quello che era successo le aveva provocato un piacere folle, non lo capiva neanche lei. Una volta rientrata dal bagno dove si era fatta un bidè per lenire il bruciore e i dolori che aveva ancora al culo si guardò attentamente allo specchio della sua camera.
La sua rosetta era ancora congestionata, certo quel porco ci aveva dato dentro e se era entrato in lei lentamente, poi l’aveva sbattuta come uno marinaio al rientro di un viaggio durato mesi, quel cazzo le aveva devastato l’intestino e le aveva spinto tutta le merda che aveva dentro ben in alto, lasciandole puoi il culo socchiuso. Si vergognava, si fece un impacco di crema e dopo essersi infilata un paio di mutandine per non sporcare il letto vestita di un pigiama morbidissimo si infilò sotto le coltri prendendo subito sonno. Ma i sogni si fecero subito avanti e la sua frase…
”Vedremo di allargarti il buco del culo, sei stretta….”
Le fece prendere paura. Si vide su un lettino ginecologico mentre provavano cazzi artificiali nel suo culo. Dolori e piacere si sommavano. Era legata e volti anonimi ridevano del suo sfintere mentre lo stavano aprendo. Lui la osservava, quella bocca contornata dalla barba bianca rideva mentre lei si contorceva come un pesce preso alla fiocina .legata su quel lettino in modo che le sue gambe fossero tirate verso l’alto in modo che il suo culo spiccasse. L’odore delle cinghie di cuoio che le bloccavano e dalla sua bocca grida di dolore che poi si tramutavano in grida di piacere mentre era aperta. Figa e culo in vista, i commenti di quelle persone che la trattavano come un animale da mettere in gabbia. Commenti anche sulle sue tette schiacciare dalle sue ginocchia tirate verso l’alto. Si svegliò più di una volta madida di sudore e con la figa letteralmente allagata di voglia. Non potè fare a meno di…si all’alba quando non ne poteva più si toccò con rabbia, quasi volersi dare piacere per calmare quella voglia data dai sogni che le frullavano in testa. E mentre la sua mano era infilata negli slip nel tentativo di cercare il suo bottoncino che era gonfio e congestionato come una nocciola l’altra mano si pizzicava i capezzoli che erano diventati duri e si ergevano sulle sue tette come due piccoli totem. Tremava. Si accorse che cercava in tutti i modi di aprirsi, e infilarsi le dita dentro di lei, il più a fondo possibile. La sua figa in quel momento era quasi come una bocca famelica che agognava cibo. Carne di maschio, carne calda, carne che si gonfia lentamente nel suo lungo andirivieni dentro di lei, fino a sentire le vene in rilievo e poi sentirla tremare, l’attimo prima che esploda, una sensazione fantastica. Sentirsi riempire e allargare di tutto. Avrebbe accettato in quel momento anche un imbuto in figa dove invitare i maschi a pisciare…si fece schifo perché sottovoce quasi come una cantilena chiedeva sborra…sborra calda per la cagna….ma stava succedendo e non ci poteva fare niente. Lei splendida nei suoi neanche trent’anni costretta a sottostare alle voglie di vecchi e pezzenti. La bella e la bestia, anzi le bestie che approfittano dei suoi buchi, Costretta ad essere una puttana da strada e sentire il puzzo di sudore di quelle persone senza volto che entrano in lei. Dopobarba di quarta categoria, e odore di cazzo non lavato. Ma era lei, non sapeva neanche lei perché andava a cercare quelle immagini e più sporche erano più schifose la eccitavano da matti. Un orgasmo, il piacere la pervase in quella specie di dormiveglia e per fortuna il giorno dopo era domenica, potè dormire fino a tardi. Ritornò lentamente in se, il suo vestito era a terra in camera sua, quel vestito che si era tirata su per mostrarsi, lui le aveva anche tirato fuori le tette davanti a quella persona e l’aveva costretta a masturbarsi, aveva chiuso gli occhi, ma quei gesti e la posa in cui l’aveva obbligata, le avevano provocato un piacere unico. E prima di venire mentre aveva il cazzo di quell’uomo in bocca, era venuta toccandosi solo per l’ordine che lui le aveva dato. . paura, follia, sapere il suo nome sulla bocca di tutti ed essere additata come una cagna in calore. Paura e voglia in quel momento si sommarono dentro di lei. E si alzò così dal letto. La casa era ormai sveglia, in cucina un caffè nero come la pece e caldo come il fuoco la fece quasi vomitare ma la svegliò ben bene e…pensò al suo indirizzo di posta elettronica che aveva nella borsa.
Mai e poi mai gli avrebbe risposto anzi era sicura che come lo avrebbe trovato lo avrebbe gettato. Chi si credeva di essere quell’animale vizioso che l’aveva costretta a fare cose simili e peggio di tutto era che quelle cose le erano piaciute. Rientrata in camera, una telefonata veloce con il suo Claudio, la sua voce quasi la rincuorò, la vita che rientrava nei binari normali. Lavoro, pizzeria, il ballo del sabato sera, qualche sballo, ma tutto nella normalità, niente a che fare con quella voglia torbida di sesso che le dava lui. Fece dei lavori al computer, disegni, era architetto e l’arte ce l’aveva nel sangue, e era anche appassionata di fotografia, ma questa era la sua vita. Dopo mangiato uscì’ con il suo ragazzo e finirono a casa sua, e li baci e carezze non si contarono, scoparono come non mai, il suo corpo che la schiacciava, il suo cazzo che entrava in lei. Lui era bello, dannatamente bello e il suo corpo la eccitava, le fece anche un pompino con i fiocchi fino quasi a tramortirlo, lasciandolo esterrefatto, non si aspettava un numero simile. Una volta tanto non si lasciò sfuggire una goccia di sborra e gli fece un ingoi con i fiocchi per poi con la bocca piena del suo sapore piantargli un lingua lingua a cui lui si oppose , non voleva, e ne rimase male, ma era lui il suo uomo con i suoi pregi e i suoi difetti. Rimase colpito per il suo comportamento, non si aspettava una cosa simile. E una volta calmati mentre erano uno vicino all’altra, lei cercò di aderire al suo corpo caldo, lo voleva, voleva quasi una conferma a tutti i dubbi che aveva. Lui non lo sapeva, ma il piacere che aveva avuto nella piazzetta era stato molto più forte di quello che in quel momento aveva provato con lui. Una cosa diversa, quel senso di sporco la eccitava. Non lo capiva, ma voleva essere quasi rincuorata, non gli poteva raccontare quello che era successo,ma in cuor suo non voleva succedesse, voleva scappare da quell’uomo e da quella tentazione di essere una schiava e…si lo doveva ammettere anche puttana. Poi di nuovo a casa, era sola questa volta i suoi erano usciti a cena, e si trovò così davanti al computer, amici, Fb e poi cercando una cosa in borsa trovò quell’indirizzo di posta elettronica scritto su un ritaglio di giornale. Un brivido, quel nome, quell’indirizzo se avesse risposto avrebbe aperto una porta su un mondo che neanche si aspettava ma che sotto certi aspetti volva conoscere. Così in un attimo fu sulla sua posta elettronica e digitò quel nome, il nome dell’indirizzo e alcune parole.
” Perché vuole il mio indirizzo, che cosa vuole fare, tanto io non accetterò mai quello che ha intenzione di propormi, quello che è successo nella piazzetta e stato un mio cedimento e non si ripeterà; ora la saluto e firmò Sara”
Ancora quell’attimo di esitazione prima di dare l’invio e alla fine il clic. Sorrise leggermente chissà quell’uomo che cosa le avrebbe risposto. Il pensiero di quello che aveva detto sul suo culo……
“ E’ stretta vedremo di allargarla…..”
Le fece tremare le gambe, ma non potevano arrivare proposte simili sul suo corpo. Ma la risposta da quell’indirizzo di posta elettronica non venne, i giorni passarono tranquilli e tutto ritornò nei binari della solita vita. Quando un giorno entrando in un bar con una sua amica, anzi quel bar dove avevano parlato lo incontrò nuovamente. Un tuffo al cuore, tutto quello che aveva fatto con lui e per lui lo rivide per un attimo nella sua mente come un filmato indelebile. Si guardarono; le gambe le tremarono…… un attimo…. e lui alzandosi in piedi la salutò invitandole tutte e due a sedersi al suo tavolo.
Quel sorriso le fece voglia, il ricordo di tutto quello che era successo e che aveva vissuto in prima persona era vivido, sperava di esserselo tolto dalla testa e invece….. Lui la capì al volo e quasi per sdrammatizzare….
” Ha comperato poi quel libro di Crepax ? “
Una frase buttata li che solo loro due potevano capire, la sua amica la guardò per un momento interdetta, non capiva, ma dopo le presentazioni di rito, iniziarono a parlare del più e del meno. Era stato all’estero e era appena rientrato, Udine era il suo punto d’appoggio per il resto era un cittadino del mondo, questo lo capiva, e ad un certo punto la sua amica dovette scappare lasciandola da sola con lui. Ora erano loro due e lei si trovava come il topo nelle mani del gatto, lo sapeva, quello che le avrebbe chiesto lo avrebbe eseguito, paura e voglia iniziarono a farsi sentire. E a quel punto nell’angolo di quel bar…partì la sua richiesta….e che richiesta…
” Sai Sara, sei una splendida donna, e a questo punto mi piacerebbe avere delle foto tue per ricordo del tipo che piacciono a me”
Paura e nello stesso tempo si sentiva lusingata, capiva perfettamente di che tipo di foto si trattasse, ma lui era sicuro che avrebbe accettato e continuando….lo disse in maniera fredda e impersonale…..
”Su cara mostrami le gambe , tira su quella gonna, hai gambe splendide che meritano di essere ammirate….” No, no poteva essere, le chiedeva quasi di scosciarsi in un bar alla vista di tutti, non sapeva dove guardare , c’era la voglia e la vergogna che si sommavano dentro di lei, sarebbe bastato un attimo, alzarsi e andarsene come quando lui le aveva chiesto di togliersi gli slip e invece….abbassò la testa, era come vinta e lentamente tiro su quella gonna che le arrivava sopra il ginocchio, si mostrava, si stava bagnando come una fontana e alla fine lo fece, gli mostrò le sue splendide cosce modellate dalla palestra senza un filo di cellulite……Si vergognava da matti ma non ce la faceva, la sua farfalla non mentiva, tutto quello che stava facendo le piaceva…..un piacere perverso e lui quasi a voler marcare la sua capitolazione chiamò il cameriere per il conto, era una donna e….non poté fare a meno di guardarla, si sentiva offesa e nello stesso tempo era fiera di fare una cosa così per quella persona che stava diventando il suo padrone. E lui discorrendo dopo aver buttato l’occhio su quelle splendide gambe partì con un altro ordine,
“E’ inutile che le accavalli, in mia presenza devi tenerle semiaperte sai bene che mi piaci cagna”
Non ce la faceva, si sentiva persa, si accorgeva di essersi buttata in una situazione folle, la cameriera stava arrivando e lui le chiedeva di allargarsi e di mostrarsi, non le bastava la gonna tirata su . E lei rossa in volto come un peperone si allargò, obbediva, si mostrava, il piacere a quel punto si fece sentire, un orgasmo per quegli ordini, si accorgeva che stava diventando un’esibizionista, quell’esibizionismo che in lei era stato sempre tenuto nascosto e che ora lui le stava facendo uscire, cercò di bere quel te, piegandosi in avanti in modo da nascondere qualche cosa a gli occhi dell’estraneo che stava giungendo, ma era tardi, Gli occhi della persona erano fissi su di lei e sul suo ventre….
Continua