CAP. 1 PENSIERI DI ELIANA L’INIZIO. – Fu quel momento quando aprì gli occhi, la testa mi girava e …Si lo dovevo riconoscere mi faceva anche male. Non capivo dove mi trovassi, non era la mia stanza. Cercai di fare mente locale ma in quel momento nella mia testa sembrava ci fosse ancora un girotondo di immagini senza capo ne coda. Poi quasi per scacciare tutto quel caos chiusi gli occhi e li riaprì cercando di dare un “Reset”. Ed ecco che i ricordi iniziarono a farsi più vivi nei miei pensieri. Si trattava del mio addio al celibato fatto con le mie più care amiche, ricordavo che a casa mi ero preparata di tutto punto aspettando che mi venissero a prendere. Si trattava di andare a cena fuori con le mie colleghe d’ufficio e un paio di amiche del cuore. Amiche, amiche nel vero senso della parola che conoscevano tutte le mie peripezie amorose e i miei colpi di testa. Dire il vero a scuola dove insegnavo tecnica alle superiori passavo per una professoressa integerrima che si arrabbiava per eventuali battute da caserma. Se avessero invece saputo… All’università avevo fatto le mie goliardate anche se tutto sommato erano state goliardate soft, niente cose da fuori di testa. Li avevo conosciuto il mio lui che a giorni sarebbe diventato mio marito e con lui avevo fatto coppia fissa. Ci conoscevamo dai tempi del liceo e all’università la cosa in un certo senso era diventata seria. Lui piaceva moltissimo ai miei anche se alle volte dire la verità era un po’ stucchevole perché criticava certi comportamenti equivoci di Gianna e di Marta, ma niente di più anche se velatamente aveva cercato di dirmi, almeno di farmi capire a modo suo di frequentarle un po’ di meno. Dunque ora nella mia testa i pensieri si schiarivano e prendevano una forma compiuta. E a quel punto mi accorsi: che il letto non era il mio, chissà perché, sapevo che quella non era la mia camera eppure avevo ancora un po’ di confusione e mi guardai attorno spaventata. Sotto le lenzuola mi scoprì completamente nuda. Mi venne un accidente, come una molla mi sedetti poggiando il busto sulla spalliera e tirandomi il lenzuolo quasi fino al mento aguzzando lo sguardo in quella penombra. Avevo il cuore a mille. Dove avevo i vestiti? Era possibile che girassi nuda in quella casa, che dire il vero come in un lampo capì che era la casa di Marta il suo appartamento da single. Mi spostai leggermente e in quella penombra accanto a me una persona dormiva beatamente. Sul comodino una bottiglia di liquore. Avevo bevuto, avevamo bevuto questo era certo, la mia bocca era tutta impastata e la testa non mentiva. Proprio in quel momento la persona che dormiva al mio fianco si girò e mi sentì dire. “Ben svegliata!!” Era Marta, che con quel suo sorriso ironico continuò la frase dicendo: “Credo tu abbia bevuto troppo, eri scatenata e noi ti abbiamo dato man forte” Non era vestita neanche lei, conoscevo i suoi seni pesanti, al mare quando andavamo noi tre Io, lei e la Gianna loro due prendevano il sole esclusivamente con la parte bassa del costume, mentre a me non andava. I suoi seni li avevo sempre invidiati, seni massicci con i capezzoli ben pronunciati, lei esibiva sempre la sua IV abbondante mentre con la mia terza scarsa mi sentivo mortificata. Proprio in quel momento mentre mi parlava si affacciò alla porta la Gianna. E qui fu il coup de tehatre. Se la sua amica che dormiva accanto a me era completamente nuda lo stesso lo si poteva dire per lei, solamente era assieme a un bel ragazzo palestrato di una ventina danni anche lui nelle stesse condizioni di vestiario con un cazzo molto ma molto allegro. “Oh la nostra futura signora e futura sposa a quanto pare si è svegliata, ho preparato la colazione e abbiamo anche il ragazzo pronto a servircela” così dicendo si girò verso il giovane facendo scorrere la mano sul suo petto per finire poi quella carezza sul suo cazzo massaggiandolo leggermente. E lei continuò in maniera ironica. “Sai come ti ho detto ci servirà a tavola ma c’è una piccola particolarità. Guarda bene Eliana osservalo, questa notte te lo sei mangiato con gli occhi e non solo, mi sembra anche che te lo sia bevuto” No, non poteva essere capivo perfettamente che cosa voleva dire il “Bevuto” io che quasi non facevo i pompini al mio lui e ora neanche un paio d’ore prima per quanto mi faceva notare la mia amica avevo succhiato un cazzo. No, era inconcepibile una cosa del genere! Scossi la testa dicendo che era impossibile, ma lei continuò imperterrita “Eliana credi a me, te lo sei fatto come una baccante gli hai succhiato anche l’anima” Non ci volevo credere, non potevo credere a una cosa simile e invece: l’altra che era vicino a me mi bisbigliò all’orecchio: “Non fare la santerellina, ti abbiamo scattato delle foto, le terremo noi in ricordo della tua avventura prima di sposarti, sono in buone mani” Scossi la testa sconsolata, non potevo essere io quella persona che faceva pompini a estranei e invece…Mi misero in mano una macchina fotografica e le foto che vidi poi non mentivano. Io con il mio bel completo di intimo nero inginocchiata succhiavo il cazzo al ragazzo, e vedendomi provai un misto di ribrezzo e nello stesso tempo la mia farfalla diede segni di vita dicendo che apprezzava moltissimo quelle immagini. Quel completo nero me lo aveva regalato il mio lui, lo aveva pagato ma lo avevo scelto io. Il reggiseno era di pizzo con ricami che facevano vedere bene i capezzoli e in quelle foto passavo la punta del cazzo di quel ragazzo su quei ricamo dopo essermelo tolto dalla bocca. Ero proprio io quella donna scatenata, in alcune pose poi si vedeva che mi ero tolta la parte alta e mostravo come mi accarezzavo i capezzoli con la punta di quel cazzo, mentre attorno a me le mie due amiche battevano le mani. Dire il vero non erano vestite molto neanche loro, solo il lui invitato ad esibirsi era nudo e con il collare. Non ci volle molto, nel proseguo delle foto c’erano altre inquadrature in cui ero completamente nuda e quello che facevo non mi piacque per niente, ero sul divano e lui mi succhiava beatamente il ventre mentre io tenevo gli occhi chiusi godendo alla grande. Quelle foto erano un crescendo cosa potevo dire, in quel momento ero esterrefatta per il mio comportamento eppure ero io e a quanto pare tutta quella pantomima mi era piaciuta. Un po’ alla volta si riaffacciarono altre immagini nei miei pensieri di ciò che era accaduto. Ricordavo la mia vestizione a casa dei miei, quando mi ero messa quel delizioso completo di intimo nero che dirla tutta mi valorizzava, in quel momento mi ero guardata allo specchio e mi ero piaciuta anche se guardando il mio corpo non ero mai contenta. Si, mi piacevo, avevo una bella figura scattante e quando mi mettevo a modo mio facevo impazzire il mio lui. Il mio dottore lo facevo sbavare e andare fuori di testa quando mi mettevo d’impegno. Ma era con lui e non con un estraneo. Dunque, una volta indossato quel bel completo di intimo avevo deciso di mettermi un paio di pantaloni e una giacca modello donna in carriera. Era una giacca lunga che andava a finire esattamente sul mio mandolino. Quei pantaloni lo fasciavano ed ero da guardare, un top da portare sotto la giacca e un paio di scarpe con tacco da nove che mi costringevano a stare ben diritta. Avevo optato per quel tacco e non uno più alto perché quella sera volevo si essere figa ma nello stesso tempo volevo stare comoda. Uscendo dalla mia stanza poi avevo visto i miei e il mio fratellino. Ricordavo perfettamente l’occhiata che mi presi da mio padre il quale rivolgendosi alla mamma: “Abbiamo una figlia bellissima” E poi continuando e rivolgendosi a me “Sarete proprio una bella coppia” Questo lo disse quasi rammaricandosi, era vero, le figlie femmine sono del papà mentre i maschi sono i coccoli della mamma. Fu questione di un momento perché suonò il campanello di casa, mi erano venuti a prendere. Mentre aprivo la porta sentì la voce del mio fratellino che mi augurava una buona serata, lui non poteva vedere il mio fidanzato, il medico come lo chiamava, a lui proprio non andava. E lo dovevo riconoscere mi fece anche una predica dicendomi che a lui quel tipo metteva ansia da come mi guardava quasi fosse un gatto che si pregusta il bocconcino di un bel passerotto. Quella volta mi fece tenerezza per come si era infervorato parlando, lui non sapeva tutto e del rapporto che cera tra me e quella persona che da li a qualche giorno sarebbe diventato mio marito. Comunque ora ero in auto con Marta, se io ero vestita in maniera perfetta, lei continuava ad essere la Biologa eccentrica, Portava un maglione in cui stava dentro due volte e una mini che dire corta era un eufemismo, e come salì in macchina rivolgendosi a me. “Questa sera offri la cena, poi a casa mia con la Gianna e li festeggeremo il tuo addio al celibato come piace a noi” Si, era una cosa che mi dovevo aspettare, cercai in qualche maniera di controbattere… “Vi prego non posso fare cretinate tra una settimana mi sposo non è il caso” Era una difesa che faceva acqua da tutte le parti, se da una parte volevo rifiutare quell’invito particolare ben sapendo che cosa sarebbe successo dall’altra volevo rischiare. Volevo andare a vedere quello che le due amiche del cuore avevano escogitato per il mio addio al celibato. Mi venne in mente di tutto e nello stesso tempo tutte quelle immagini dove il sesso faceva da padrone cercavo di cancellarle. La cena si svolse nel migliore dei modi i colleghi di lavoro erano contenti e i lazzi e le battute con doppi sensi anche un pochino pesanti per i miei gusti non si contarono, come non si contò la quantità di vino che bevemmo, oltre naturalmente a bibite e altro. Fummo fuori, diverse volte a fumare qualche sigaretta, mi trovavo appoggiata al muro della veranda del ristorante quando si avvicinarono a me. Erano le mie due care amiche che si fermarono ad osservarmi, forse eravamo un po’su di giri e la Gianna si avvicinò a me. Ci fu una carezza e quel bisbiglio dato con una sorta di affetto e forse anche un po’ di stizza, “Non farlo Eliana, io ho provato, sei stata al mio matrimonio ma poi nel tempo ho cambiato idea e sono ritornata da sola e ora sto guardando la mia migliore amica che vuole fare il mio stesso errore” Così dicendo mi diede un bacio, le sue labbra sfiorarono le mie in maniera leggera, quasi volesse accarezzarle, e un momento dopo quella carezza si trasformò in un bacio torrido che non aveva niente di affettuoso, quel bacio era di voglia. Sentì la sua lingua giocare con la mia. Fu un attimo e quell’attimo mi lasciò basita. Basita per anche il mio comportamento, non mi sarei mai immaginata di rispondere a quel bacio e invece sarà stato per l’effetto alcolico del vino e degli aperitivi che ci avevano servito prima di cena. Anche la mia lingua rispose alle carezze della sua. In quel momento ci perdemmo in un bacio da innamorati che niente aveva a che fare con la tenerezza, in quel bacio c’era voglia allo stato puro. Sapevo che Gianna aveva gusti particolari quando piaceva a lei. Ma della Gianna non me lo sarei mai aspettato nei miei riguardi. Quel bacio mi fece tremare. Fu questione solo di un momento e mentre scoccava quel bacio da amanti tra noi due sentimmo la voce di Marta che si complimentava prendendoci in giro: “Non vi posso lasciare un momento da sole che subito andate in fregola”. Rientrammo nella sala dove si ballava, ormai la serata stava volgendo al termine così dopo gli ultimi auguri di buon proseguo per il mio matrimonio ci trovammo in auto tutte e tre. La serata per tutti era finita ma non per noi tre, per le mie due amiche che si volevano ancora divertire con me come ai vecchi tempi. Poi c’era stato quel bacio che mi aveva scombussolato. E salendo in auto. Le guardai perplessa non capivo, non avevo nessuna intenzione di fare follie e invece l’attimo prima di salire in auto mentre una delle due era al volante l’altra osservandomi con aria da intenditrice…” Ora la nostra Eliana rimarrà vestita come piace a noi. Ricordo che hai belle gambe e all’università le mostravi ed è un peccato che tu le nasconda e le lasci in vista solo per il tuo futuro marito, dunque via quei pantaloni. Ti vogliamo come una volta quando non disdegnavi di mostrarle. No, le mie due accompagnatrici non potevano pretendere una cosa simile, eppure sarà stato perché forse ero un po’ bevuta, per quella mia indole di sottomessa che alla fine in quel posteggio tra le auto mi trovai vestita solamente con la giacca mentre tutto il resto del mio intimo era in bella mostra. Cose del genere erano già successe nei mei sogni, quando mi vedevo costretta a spogliarmi in pubblico, ma quelli erano sogni, e ogni volta mi svegliavo madida di sudore con la mia farfalla che si contorceva dalla voglia. Non lo avevo mai detto a nessuno, neanche al mio ragazzo, quante volte avevo sperato che mi desse qualche ordine piccante, ma da lui cose del genere sapevo che non me le potevo aspettare. Mi trovai così a gambe nude. L’aria della notte me le accarezzò provocandomi brividi, e quelli non erano brividi di freddo ma erano brividi particolari che conoscevo molto bene. Le due mi guardavano con aria interessata, sapevo che non avevano finito e che da un momento all’altro sarebbe arrivato un altro ordine. Loro conoscevano la mia condiscendenza in situazioni particolari, in quelle situazioni non riuscivo a tirarmi indietro e accettavo supinamente tutto. Così dopo avermi dato un’occhiata accesero i fari della macchina e mi chiesero di passeggiare davanti e di mostrarmi. Era troppo feci un segno di diniego con la testa, ma alla minaccia di essere lasciata li in quegli stati accettai e per farmi coraggio presi una bottiglia di liquore che le due avevano portato fuori dal locale e ne diedi una formidabile sorsata quasi per farmi coraggio. Ero già allegra e quel nettare caldo corrosivo lo sentì scendere nel mio stomaco e nello stesso tempo darmi alla testa.
entrai nel fascio di luce. Il posteggio ormai era deserto, avevamo lasciato il locale per ultimi e non c’era anima viva. Mi sentivo imbarazzata, io non le potevo vedere ne vedere attorno, gli abbaglianti mi accecavano e sapevo nello stesso tempo che ero in bella mostra come una puttana che cerca di adescare i clienti. Feci qualche passo camminando, tremavo e nello stesso tempo una voglia malsana di esibirmi e di mostrarmi iniziava a serpeggiare in me. Loro mi guardavano , erano scese dalla macchina e si erano appoggiate al cofano, gustavano la loro amica e a quel punto: “Su Eliana hai ancora la giacca toglila vogliamo vedere la tua figura come quando la vedrà il tuo uomo. Scossi la testa eppure qualche cosa mi diceva che quella giacca l’avrei tolta e anche il top che portavo.